Appicca l’incendio a due box, ma viene incastrato dal segnale del wifi

Locate Varesino Il sospettato avrebbe agito a seguito di screzi personali. Quando si è avvicinato alle abitazioni, il suo telefono è stato “agganciato”

L’accusa è quella di aver incendiato con delle taniche di benzina due box pertinenze di altrettanti appartamenti a Locate Varesino, il primo di proprietà di una donna (in via Monte Rosa) e il secondo di un uomo (in via Marco Polo) con cui pare ci fossero state delle discussioni in passato.

Le indagini dei carabinieri della stazione di Mozzate hanno però permesso di fare luce su quanto avvenuto, arrivando a risalire ad un sospettato e a chiedere la misura di custodia cautelare in carcere concessa dal giudice delle indagini preliminari di Como. Nei guai è così finito Leo Pasquino, 25 anni, già noto alle forze di polizia, che nelle prossime ore potrà raccontare al gip firmatario della misura restrittiva la propria versione in merito a quanto gli viene contestato.

Gli incendi dolosi

I fatti risalgono all’inizio di maggio quando – facendo temere azioni legate ad altri e più preoccupanti ambiti – due box di due caseggiati di Locate Varesino andarono in fumo. La realtà era invece molto diversa. Perché quegli incendi, evidentemente dolosi e appiccati lanciando delle taniche di benzina, erano in realtà stati innestati solo per dei presunti screzi tra una donna – nel primo caso – e un uomo, nel secondo, che abitavano negli stabili in cui aveva agito il piromane.

Uno dei due incendi aveva danneggiato “solo” il garage, mentre nel secondo era contenuta anche un’auto che aveva subito dei danni nella parte anteriore, quella più vicina alla basculante dell’ingresso. I due roghi erano divampati a poca distanza uno dall’altro, tra le 23.30 della sera del 30 aprile e i primi minuti del Primo maggio.

A poche settimane di distanza da quei fatti, tuttavia, i carabinieri della stazione di Mozzate sono riusciti a dare un nome al sospettato, che avrebbe agito – come detto – per motivi personali.

Ad incastrarlo, secondo quanto è stato possibile ricostruire, sarebbero stati più elementi poi raccolti dalla Procura della Repubblica di Como: la visione delle immagini delle telecamere (uno dei due box era sorvegliato), l’analisi delle targhe delle auto, ovviamente l’escussione dei testimoni dei due raid e delle parti offese, ma a tutto questo va anche aggiunto un particolare curioso.

Il particolare che incastra il colpevole

L’uomo infatti conosceva bene una delle due persone danneggiate, e in passato aveva anche utilizzato il suo wi-fi con la password apposita. Così, quando si è avvicinato al box, il suo telefono cellulare ha “agganciato” di nuovo il wi-fi della persona offesa cui stava per incendiare il garage.

Un ulteriore e del tutto insolito elemento che è andato dunque ad aggiungersi a quelli già raccolti dai militari dell’Arma. L’arrestato era già noto alle forze dell’ordine e, nei giorni del presunto doppio blitz compiuto a Locate Varesino, si trovava in regime di affidamento in prova.

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