I carabinieri di nuovo nell’appartamento
Monitorati gli spostamenti dell’uomo

Veniano Gli inquirenti alla caccia di prove per dimostrare che sarebbe sceso in garage - Accertamenti sulle altimetrie rilevate dal cellulare del convivente accusato di omicidio

Veniano

I carabinieri del Nucleo Investigativo della Compagnia di Como, nella serata di martedì, sono tornati nella casa di Veniano che era stata abitata da Daniele Re, 34 anni, e dalla compagna Ramona Rinaldi. Un sopralluogo che – da quanto è stato possibile ricostruire – era stato pianificato d’intesa con la Procura di Como per proseguire nella ricostruzione di quanto accaduto nella casa in febbraio.

Re, lo ricordiamo, da giorni è rinchiuso nel carcere di San Vittore a Milano in quanto accusato di aver ucciso la compagna per poi inscenare una impiccagione della stessa nel bagno dell’appartamento, con il laccio dell’accappatoio.

Una versione che aveva portato a segnalare in Procura il suicidio che tuttavia aveva da subito iniziato a traballare per una serie di incongruenze su cui gli inquirenti (coordinati dal pm Antonia Pavan) stanno ora lavorando.

Il sopralluogo nella notte

Nulla viene lasciato al caso, e l’ulteriore sopralluogo della scorsa notte lo dimostra. Pare che i carabinieri dell’Investigativo si siano presentati a Veniano, quando già era buio, per effettuare tutta una serie di attività di riscontro sulle altezze registrate dal telefono cellulare dell’arrestato. Alcuni dati sarebbero infatti rimasti immagazzinati nell’apparecchio elettronico, e dunque i tecnici starebbero verificando eventuali spostamenti di quella notte dall’appartamento al garage, che ha un dislivello di almeno una decina di metri.

L’ipotesi è che Daniele Re possa essersi spostato, dall’appartamento ai piani di sotto, e questo nonostante lui abbia sempre dichiarato di aver trascorso quella notte dormendo almeno fino alle 5 della mattina quando – svegliato dalla suoneria del telefono della compagna – aveva trovato il letto vuoto e aveva iniziato a cercarla scoprendo che si era chiusa in bagno. Solo a quel punto, quando erano già passati una ventina di minuti dal suono della sveglia, aveva chiamato i soccorsi senza tentare di aprire la porta. Ed erano stati gli uomini del 118 ad entrare per primi in bagno (chiuso dall’interno) scoprendo Ramona impiccata della doccia del bagno.

La morte all’1.30

Ora, già nei giorni scorsi era emerso come – stando all’esame autoptico – la morte della donna sarebbe stata fatta risalire all’una di notte, quindi ben prima delle cinque.

Ma dall’1.30 di notte in avanti la lavatrice in casa, a Veniano, entrò in funzione per ben tre volte consecutive per lavare la giacca del pigiama di Ramona che era stata recuperata (ancora bagnata) in asciugatrice. Se davvero Ramona era già morta a quell’ora, secondo gli inquirenti solo il compagno avrebbe potuto azionare la lavatrice.

Ma ora, oltre a questo elemento già importante, che dimostrerebbe che Daniele Re non dormiva affatto quella notte come da lui dichiarato, i carabinieri sono tornati a Veniano per effettuare degli accertamenti ulteriori sul cellulare del sospettato, calcolando dunque le altimetrie degli eventuali spostamenti dalla casa al garage e viceversa, per verificarne la corrispondenza con i dati in possesso. Sopralluoghi che potrebbero proseguire anche nelle prossime ore.

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