Il primario che aveva narcotizzato e violentato l’ex ha patteggiato due anni di carcere

Il caso A luglio la violenza e le ammissioni al telefono, ora l’accordo tra accusa e difesa. Il medico dovrà anche seguire u percorso psicoterapeutico. Atteso anche un risarcimento

Patteggerà due anni di pena, dopo l’accordo raggiunto in queste ore con la procura di Busto Arsizio, il medico anestesista Andrea Carlo Pizzi, primario a Villa Aprica, arrestato dai carabinieri della stazione di Turate la scorsa estate in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere con le ipotesi di reato di violenza sessuale aggravata dall’uso di sostanze narcotiche.

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L’indagine

Il patteggiamento è stato accolto ma è stato subordinato all’effettuazione di un percorso terapeutico psichiatrico che il medico dovrà effettuare. La data della ratifica del patteggiamento, che dovrà comunque passare dall’assenso di un giudice, non è ancora stata fissata.

Pare che sia stato anche avviato un tentativo di risarcimento alla parte offesa che, se dovesse essere portato a compimento, non si costituirà parte civile. Il medico, subito dopo l’arresto, di fronte al gip che lo interrogava e che aveva firmato la misura restrittiva a suo carico, aveva ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con la sua ex compagna, infermiera in un nosocomio del Milanese residente nel Comasco. Quella fatta dal primario era però stata solo una parziale ammissione mentre ora la via scelta è stata quella di raggiungere un accordo con la pubblica accusa.

L’inchiesta è stata condotta in questi mesi dal pm Nadia Calcaterra, mentre la firma in calce all’ordinanza era stata posta dal giudice delle indagini preliminari Tiziana Landoni. La signora, con cui il primario aveva avuto una relazione, aveva riferito di essere uscita quella sera con l’ex compagno recandosi prima in un locale a Saronno, poi ad una festa di paese a Rovello Porro. Qui, aveva accusato un forte dolore ad un braccio che aveva di recente lesionato. Per questo motivo il medico si era offerto di aiutarla invitandola in casa sua, a Saronno, per somministrarle quello che avrebbe dovuto essere un antidolorifico. Da quel momento tuttavia la vittima disse ai militari dell’Arma di non ricordare più nulla. Nel racconto fatto nella denuncia di fronte ai carabinieri di Turate, la presunta vittima aveva riferito di essersi svegliata trovandosi sdraiata sul divano, con pantaloni e slip abbassati, e con il medico di fronte a lei nudo.

La ricostruzione

Per questo motivo, stordita, gli aveva chiesto cosa fosse successo, telefonandogli anche il giorno successivo. Chiamata che è stata poi registrata e trascritta negli atti compresi nel fascicolo del pm di Busto Arsizio. Una conversazione lunga e tinte fortemente drammatiche, in cui la donna piano piano era riuscita a tirar fuori al medico quanto accaduto la sera precedente. Fino a quel passaggio chiave: «Ma tu ti rendi conto della gravità?», «Sì...». La telefonata in questione, che ha giocato un ruolo chiave nell’intera vicenda, è del 2 luglio, ovvero il giorno successivo ai fatti contestati avvenuti la sera del 1 luglio, nella casa del medico anestesista. Gli inquirenti – nello studio professionale del medico a Saronno – avevano anche sequestrato materiale ospedaliero ritenuto essere «detenuto illecitamente» in quanto destinato esclusivamente alle forniture dei nosocomi.

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