Nuova accusa per il commercialista della maxi frode: avrebbe bruciato le moto di un cliente

L’inchiesta Nuovo elemento dalle indagini sul professionista arrestato dalla Finanza. Dietro al gesto ripreso dalle telecamere ci sarebbe un debito non pagato di tremila euro da parte del proprietario delle moto

C’è un ulteriore elemento che è emerso in queste ore dopo la notizia dell’arresto del commercialista con studio in via Diaz, Gianpaolo Palmiero, 51 anni, portato in carcere ad inizio settimana per presunti reati fiscali dopo una indagine della guardia di finanza di Olgiate Comasco e della procura di Como, coordinata dal pubblico ministero Massimo Astori.

Un altro fascicolo

Il professionista infatti, di recente – e sempre nell’ambito della propria attività – aveva avuto problemi con la giustizia che avevano portato ad aprire un fascicolo di indagine per l’ipotesi di reato relativa addirittura ad un tentativo doloso di incendio. Secondo quanto ritenuto dalla squadra Mobile della Questura, il commercialista il 17 giugno scorso aveva dato fuoco ad una serie di moto che si trovavano parcheggiate all’esterno di una officina di Tavernerio gestita da un suo cliente.

Il circuito di videosorveglianza l’aveva ripreso – grazie anche a una montatura degli occhiali molto particolare – mentre con una tanica di liquido infiammabile si avvicinava alle moto poco prima che queste prendessero fuoco. Il fascicolo su questa vicenda è seguito dal pm Antonio Nalesso. Da quanto è stato possibile ricostruire, all’origine del tentativo di incendio – che fu spento da altri residenti prima che le fiamme si propagassero creando danni ancora più ingenti – c’era stato un debito di circa 3 mila euro che secondo il commercialista il cliente non aveva saldato. Il fascicolo sui fatti di Tavernerio è comunque ancora aperto al pari ovviamente di quello che – nella giornata di lunedì – ha portato la guardia di finanza di Olgiate Comasco ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare.

Una misura restrittiva firmata dal giudice delle indagini preliminari Massimo Mercaldo che ieri mattina ha portato anche all’interrogatorio di garanzia. L’indagato, che è assistito in questa vicenda dall’avvocato Federico Papa del foro di Milano, si è però avvalso della facoltà di non rispondere e al momento dunque non è possibile conoscere la sua versione dei fatti in merito a quanto gli viene contestato.

La moglie indagata

Le accuse sul piatto sono diverse, e sono racchiuse in un fascicolo che conta anche sul nome della moglie iscritta ma indagata a piede libero. Per il pubblico ministero il commercialista di Como è sospettato per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante artifici, emissione di fatture per operazioni inesistenti per gli anni 2017, 2018 e 2019 e infine di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, reati commessi da settembre 2015 a giugno 2019 che consentono l’emissione di provvedimenti di sequestro finalizzati alla confisca anche per equivalente. Ed infatti, il gip del palazzo di giustizia lariano, oltre a disporre la custodia in carcere, ha anche deciso per una serie di sequestri stimabili in circa tre milioni di euro.

Non è tuttavia escluso, dopo il silenzio di ieri davanti al giudice delle indagini preliminari che aveva firmato l’ordinanza, che l’indagato possa scegliere – sempre tramite il proprio avvocato – di difendersi direttamente parlando con il pubblico ministero titolare del fascicolo che lo riguarda. Notizie in tal senso potrebbero arrivare già la prossima settimana.

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