Omicidio a Oltrona: condanna a 13 anni e 4 mesi con lo sconto

Oltrona Luca de Bonis non ha fatto ricorso in Appello. Il delitto era avvenuto il 22 gennaio 2024: aveva pugnalato al cuore l’amico Manuel Millefanti

Oltrona di San Mamette

La sentenza a carico di Luca De Bonis, accusato dell’omicidio dell’amico Manuel Millefanti al termine di una serata di alcol e di eccessi, è diventata definitiva.

L’uomo di 35 anni di Appiano Gentile, assistito dall’avvocato Fabrizio Natalizi, ha infatti deciso di non ricorrere di fronte ai giudici dell’Appello di Milano dopo la prima condanna a 16 anni rimediata a Como. La difesa ha quindi scelto di ottenere lo sconto di un sesto della pena previsto dalla Legge Cartabia per chi, dopo aver fatto l’Abbreviato in primo grado (proprio come De Bonis) poi sceglie di non chiedere l’intervento dei giudici di secondo grado, accettando in pratica la decisione maturata nel primo processo.

Rito abbreviato

Per questo motivo, l’imputato ha ottenuto una riduzione di 32 mesi, che sottratti ai sedici anni del primo grado hanno portato la pena finale (che nel frattempo è diventata anche definitiva) a 13 anni e 4 mesi. La difesa, nell’udienza che si era svolta a Como di fronte al giudice Walter Lietti, aveva cercato di puntare il dito contro una presunta aggressione subita in precedenza da De Bonis, che l’aveva poi portato a reagire estraendo il coltello e colpendo l’amico al cuore con un unico fendente mortale. La vittima non era morta subito, ma aveva fatto in tempo a chiamare la madre al telefono, fornendo anche preziose indicazioni sull’aggressore che i carabinieri del Nucleo Investigativo di Como erano poi riusciti a sviluppare arrivando ad arrestare il sospettato già il giorno successivo al delitto che risale alla note del 22 gennaio 2024.

La sentenza

Nelle motivazioni della sentenza di Como, il giudice aveva sottolineato come non ci fosse alcuna prova dell’aggressione subita dall’imputato, usata quindi come giustificazione per quel colpo al petto che aveva posto fine alla vita dell’amico. «Sul volto e sul corpo di Luca De Bonis non ci sono segni della violenza» che se davvero ci fosse stata – scriveva il giudice – «vista la mole» di Millefanti, «difficilmente non avrebbe lasciato traccia». Ed in ogni caso, anche se l’imputato fosse stato davvero aggredito, aveva poi avuto il tempo di «prendere il coltello dallo zaino» e colpire «forte, trapassando le costole arrivando al cuore».

L’omicidio era avvenuto nella casa di Millefanti a Oltrona San Mamette, al termine di una serata di alcol e di eccessi che era stata anche immortalata in un selfie, in cui i due si erano fotografati davanti ad un tavolo pieno di bottiglie di alcolici vuote. De Bonis scappò poi dalla casa, lasciando il cancelletto aperto. E anche questo elemento per il giudice fu importante perché dimostrò «la volontà di ledere», perché altrimenti «avrebbe cercato di soccorrere l’amico».

Nel processo, la famiglia della vittima - cui era stato riconosciuto un risarcimento provvisionale - era stata assistita dall’avvocato Annalisa Abate.

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