Quando i vaccini ci salvarono dalla polio
«Nessun rifiuto, c’era fiducia nei medici»

Attilio Bonani è stato medico condotto nel Comasco dall’inizio degli anni ’70 - «A quei tempi non c’erano la Guardia medica o il 118, e noi eravamo sempre reperibili»

«A quei tempi, c’era un atteggiamento di fiducia rispetto a quanto detto dai medici». Quei tempi, sono i primi anni ’70, e il medico che ricorda la sua esperienza a Rovellasca è il dottor Attilio Bonani, classe 1938.

Oltre trent’anni di professione svolta in paese, dove ha conosciuto «quattro generazioni di abitanti», prima di andare in pensione. Ricorda quegli anni, quando girava in bicicletta, a qualsiasi ora, per le visite a domicilio. Ricorda i colleghi di quei tempi, come «Piergiuseppe Conti, che si occupava di tre paesi, ed era una figura fondamentale per tutti noi, è stato anche presidente dell’Ordine». Ma soprattutto ricorda di un rapporto stretto, fiduciario, tra i medici condotti e i loro assistiti.

Si parla di decenni fa, quando c’erano i medici condotti, che vivevano sul territorio: «Eravamo reperibili 24 ore su 24, tutti i giorni, e se c’era la qualche necessità di assentarsi, si doveva provvedere alla sostituzione a spese proprie». E c’erano anche «le levatrici condotte, le mamme le conoscevano e questo aggiungeva un ulteriore elemento di fiducia». Oltre mezzo secolo fa, almeno dove operava Bonani, non c’erano proteste per le vaccinazioni contro la polio: «Non c’era questa aria di contestazione, o un’idea contraria alle disposizioni di legge, ma fiducia nelle istituzioni e soprattutto nei medici». Che, ricorda, erano conosciuti e conoscevano le famiglie che seguivano.

Fiducia, questa la parola che ricorre nei ricordi di allora. Mentre attualmente «anche l’evoluzione tecnologica ha portato una facilità di informazioni e purtroppo di cattiva informazione», ha rilevato il dottore. Non una condanna alla tecnologia, anzi, ma la constatazione che «internet ha allargato le aree di pesca dove prendere le informazioni, e talvolta le persone pescano nei punti sbagliati. Inoltre oggi c’è insofferenza verso le regole».

In quegli anni poi, le conseguenze della malattia erano ben visibili: «Ricordo anche una collega che zoppicava dopo aver avuto la poliomelite».

Non c’erano defezioni ma neanche “saltafila”: «C’erano dei calendari per le vaccinazioni, e questi venivano rispettati dai genitori».

Il medico condotto era «fondamentale, soprattutto per i piccoli centri - afferma Bonani _ Non si dimentichi che, in quegli anni, non c’era la guardia medica o il 118». Quindi, il medico condotto (veniva assunto in seguito a un concorso pubblico) era «la figura di riferimento per la popolazione. I miei pazienti sapevano dove abitavo e, se c’era un’emergenza, venivano a bussare a casa anche durante la notte».

Bonani parla delle ore di ambulatorio, ma anche delle visite a domicilio, «che effettuavo spostandomi in bicicletta». Erano tre, nei paesi, le figure di riferimento per gli abitanti: «Il parroco, il farmacista e il medico condotto». Ancora oggi, il dottore rimarca l’importanza della vicinanza ai pazienti. Una medicina territoriale che «purtroppo, nel tempo, è stata trascurata». E forse, anche questo fatto, ha inciso sul rapporto di fiducia con i cittadini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA