Vaccini in azienda, via libera
«Giusto fare la nostra parte

Regione e imprenditori pronti a partire, ma servono ampi spazi - Verga: «Apriamo anche agli esterni». Castiglioni: «Agire con responsabilità»

Como

Le aziende scendono in campo per vaccinare la popolazione, per gli imprenditori è un «dovere sociale».

Ieri mattina la Regione ha presentato un accordo stretto con le associazioni datoriali per somministrare i vaccini anti Covid ai dipendenti sul posto di lavoro. È necessario disporre di aziende di media-grande dimensione, spazi adeguati per l’attesa e l’osservazione, posti per le auto e i mezzi di soccorso.

Insomma caratteristiche che non si riscontrano nelle microimprese artigianali, ma solo nelle realtà più importanti. L’accordo, firmato da Confindustria Lombardia e da Confapi insieme ai rappresentanti dei medici del lavoro, è aperto ai sindacati per la condivisione delle modalità operative.

Questa possibilità, hanno sottolineato i vertici regionali, deve comunque rispettare le precedenze date agli over 80 e ai malati fragili. Non si tratta di un sorpasso, ma di un’alternativa.

Un potente canale parallelo per accelerare la prossima fase massiva. Non prima di aprile quindi. Una possibilità che secondo i promotori non sottrae alla campagna i preziosi vaccinatori, impiegando i soli medici del lavoro interni.

Il presidente regionale Attilio Fontana ha rivendicato questa iniziativa come la prima raggiunta nell’intera penisola, la sua vice Letizia Moratti ha ribadito così l’obiettivo di vaccinare tutti entro giugno. «Abbiamo già dato il nostro consenso non appena abbiamo ricevuto il questionario da Confindustria – spiega il presidente della Fondazione Comasca Martino Verga, dal caglificio Clerici di Cadorago – del resto mio fratello Francesco aveva già chiesto all’intera associazione un impegno. Abbiamo sollecitato le imprese: dobbiamo aiutare la società civile. Le vaccinazioni, è chiaro, sono in ritardo. Tanti over 80 aspettano l’appuntamento, i fragili non sono ancora stati raggiunti. Dobbiamo correre per uscire presto da questa pandemia e finalmente rialzarci. Dunque offrire tutti gli spazi e i mezzi a disposizione per le aziende credo sia un dovere civico. Peraltro avremmo le possibilità di estendere le vaccinazioni anche agli esterni, non soltanto ai dipendenti». Dosi e consegne dei vaccini permettendo questa possibilità partirà in parallelo ai grandi hub per le vaccinazioni di massa. La popolazione sana in età lavorativa per ora non ha date certe e prospettive circa la vaccinazione.

«Le aziende di grandi dimensioni nel comasco non sono molte, ma quelle sopra ai 50 dipendenti sono diverse – ragiona Giacomo Castiglioni dall’omonima impresa di Bregnano – ed alcune avrebbero i mezzi per allargare il cerchio e raggiungere anche per esempio i familiari dei lavoratori, mogli e figli. Abbiamo le sale per l’infermeria, le visite mediche, luoghi adeguati per le auto e l’osservazione. Dobbiamo fare la nostra parte, è una questione di responsabilità. Al momento la campagna incontra grossi ostacoli, la lentezza è disastrosa, anche per i grandi anziani. Le informazioni sono poche e il quadro è spesso desolante. Diamo una spinta».

Confindustria a Como ha già raccolto un centinaio di adesioni e sta cercando di capire dove e come è davvero possibile organizzare le vaccinazioni nelle aziende. «Il mondo industriale - ha commentato Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, presentando l’iniziativa in Regione - vuole dare una risposta concreta alla necessità di vaccinare il maggior numero di persone nel minor tempo possibile».

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