Stoppani, sulle pietre fondò “il Bel Paese”

Un “Ordine” speciale dedicato al geologo e divulgatore, nonché prete-patriota che sfidò il “non expedit” del Papa. Sul territorio lariano e valtellinese tanti segni dei suoi studi e iniziative per il bicentenario

Il genio di Antonio Stoppani si alza in volo, letteralmente, all’età di 24 anni. E già è nutrito dalle sue quattro qualità fondamentali: la spiritualità, perché il seminario lo frequenta con convinzione, anche se è refrattario ai dogmi, di stampo rosminiano; l’amore per la scienza, che lo farà diventare uno dei fondatori della moderna paleontologia e geologia; la “curiositas” che lo spinge ad appassionarsi tanto ai più disparati fenomeni naturali quanto ai differenti campi del sapere; la capacità di trasmettere agli atri la conoscenza, di restituire la complessità con parole semplici e avvincenti, che avrebbe fatto si lui uno dei maggiori divulgatori dell’Italia post unitaria.

Stoppani è nato a Lecco nel 1824 - perciò gli dedichiamo un numero monografico de “L’Ordine” per celebrarne il bicentenario - e il “battesimo del fuoco”, in senso letterale, lo ebbe durante la prima Guerra di Indipendenza. Nella Milano dell’insurrezione generale, scoppiata all’approssimarsi della primavera del 1848, Radetzky reagì con inaudita violenza. Quando la vittoria era ancora in bilico, i capi della rivolta decisero di chiedere aiuto alle città limitrofe. Ma come fare uscire i messaggi da una città di cui in quel momento non controllavano le porte? In volo, per l’appunto.

La lettera

Il modo lo spiega Stoppani in una lettera del 1° ottobre 1875 al conte Luigi Torelli, che alle Cinque Giornate aveva appena dedicato un libro: «Non mi ricordo propriamente a chi sia nata l’idea di servirsi di aerostati per spedire notizie fuori dalle mura, allo scopo principalmente di sollevare la campagna. È un fatto però che, come un pochino del mestiere, ebbi io l’incarico di questa impresa, e, convertito un dormitorio in fabbrica di palloni, si riuscì in tre giorni a consegnarne al vento tredici di discreta dimensione. E non è piccol numero se si considera che tutto si dovette improvvisare con quei mezzi che offriva il Seminario bloccato a quel modo. Il Comitato spedì al Seminario fasci dei suoi proclami e bollettini, a cui si aggiungevano i nostri manoscritti dettati con le parole e con le idee che si credevano più acconce a muovere i parroci e la popolazione della campagna».

Uno degli alati messaggeri raggiunse la “colonna Arcioni”, una milizia volontaria di 500 tra comaschi e ticinesi. «Fratelli! La vittoria è nostra. Il nemico in ritirata limita il suo terreno al castello e ai bastioni. Accorrete; stringiamo una porta tra due fuochi e abbracciamoci»: questo il messaggio portato dal pallone. Qualche ora più tardi “cittadini” e “campagnoli” espugnarono insieme Porta Comasina.

L’eclettismo di Stoppani lo portò a essere docente del Politecnico di Milano dalla sua fondazione e direttore, sempre nel capoluogo lombardo, del Museo di Storia Naturale, per il quale fece costruire la nuova sede tutt’ora utilizzata. Non lasciò mai nemmeno l’impegno civile, che nel 1876 lo spinse a candidarsi alle politiche, sfidando il “non expedit” di Pio IX. Nelle pagine che seguono firme autorevoli affrontano i diversi ambiti in cui si è distinto, effettuando studi pionieristici su massi erratici, fossili, villaggi palafitticoli, ghiacciai, vulcani e grotte, a partire da quelli del suo, e nostro, territorio. E non si può dimenticare “Il Bel Paese”, volume divulgativo del 1876 sulle peculiarità geologiche e paesaggistiche nazionali, che non ha dato il nome solo a un formaggio, ma anche a molte vie. Sì, perché se l’espressione è diventata famosa per essere stata usata dai poeti nazionali Dante e Petrarca, dopo il libro di Stoppani è diventata più che mai sinonimo di Italia.

Segni tangibili

Il lascito dell’abate è fortemente tangibile sul territorio delle provincie di Como, Lecco e Sondrio, basta saperlo “leggere”. Quest’anno vi saranno molte occasioni: domenica prossima comincerà con una battellata tra “i belli orridi”, come li chiamava lui, di Bellano e Nesso, la terza edizione del Lake como Walking Festival, dal titolo “Il Bel Paese. Le pietre raccontano”, curata da chi scrive con l’associazione Sentiero dei Sogni. Grazie a una rete capillare di partner pubblici e privati si toccheranno, in 21 “passeggiate creative” fino alla fine di ottobre, luoghi fondamentali della sua ricerca, come Esino Lario, dove scoprì i primi fossili risalenti al Paleolitico, quando al posto del lago c’era il mare, e massi erratici leggendari come la Pietra Pendula di Torno (info: sentierodeisogni.it). Nella prima tappa si visiterà in anteprima la mostra “La montagna più bella”, che sarà aperta dal 23 marzo al 29 settembre allo Spazio Circolo di Bellano. Organizzata dal Comune e da ArchiViVitali, in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Milano, ripropone una lettura del lavoro che Giancarlo Vitali ha dedicato a Stoppani nel 1991 (100° della morte) e nel 2017 in occasione di un’esposizione allestita proprio nel Museo Civico milanese. Per info: archivivitali.org.

La sua Lecco, con il Parco Monte Barro, alcuni Comuni limitrofi e il Cai, di cui pure Stoppani fu presidente, ricorderà l’abate con un convegno in maggio, iniziative per le scuole e “uscite stoppaniane”. Mettersi in cammino sui sentieri è sempre un bel modo per ricordare il sacerdote- scienziato, il cui primo insegnamento è l’amorevole curiosità per la natura.

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