Tremezzina dove l’arte di vivere è di casa

Intervista a Louis Lortie, pianista di fama internazionale

L’incontro con Louis Lortie, pianista di fama internazionale, restituisce il sapore di una scoperta. Il cofondatore e direttore artistico - con il direttore d’orchestra Paolo Bressan - del LacMus Festival, manifestazione musicale che ha per epicentro la Tremezzina, sul Lago di Como, offre infatti l’opportunità di guardare la realtà che ci circonda e che, di solito, osserviamo distrattamente, con occhi nuovi e “innamorati”. Come tanti artisti, che, nati e cresciuti altrove (Lortie è canadese di origini francesi, ma ha girato mezzo mondo durante la sua importante carriera artistica), abbiano scelto l’Italia e il Comasco, come luogo d’elezione, anche il famoso pianista, vincitore di competizioni prestigiose, abituato alle grandi platee, ha scelto, da anni, di mettere radici sul Lario e di fondare qui, attraverso l’Associazione Musicale e Culturale Ars Aeterna, un importante evento musicale, il LacMus, appunto, che dal 2017, rende la Tremezzina e non solo, richiamo per musicisti, artisti e per quel turismo culturale che tutti invocano.

Maestro Lortie, quando è nato il suo amore per il Lario?

Venni la prima volta in Italia nel 1984, quando vinsi il Concorso Busoni. Mi innamorai subito del vostro Paese. Qualche anno dopo, arrivai qui sul lago e mi sentii come a casa.

In effetti, il territorio lariano è, storicamente, sede ideale per gli artisti.

È stato così anche per lei?

All’inizio, non approdai qui per motivi di lavoro ma perché colpito dalla bellezza visiva di questi luoghi e anche perché conquistato da una certa arte di vivere, un certo “modo di respirare” che dà un ritmo misurato ed armonioso all’esistenza.

Ci può spiegare meglio?

Io vivo a Campo di Lenno, una comunità molto piccola, Ci conosciamo tutti e ci salutiamo ad ogni incontro, soffermandoci a chiacchierare amichevolmente. Fino a qualche tempo fa, nei pressi di casa mia c’era un piccolo negozio di alimentari, gestito da una vecchia signora molto simpatica. Se, a volte, mi capitava di non avere con me i soldi per comprare qualcosa, lei diceva: «Non preoccuparti, vieni domani e me li porti!». Ora purtroppo, quel negozio non c’è più, ma a Lenno resta quella bella atmosfera di amichevoli frequentazioni, di calma e vita a misura d’uomo. Tutto un altro modo rispetto alla frenesia delle metropoli.

E poi c’è un paesaggio tra i più belli al mondo.

Certo. Per me è ineguagliabile. Sarà che amo i paesaggi acquatici e soprattutto la fusione tra lago e montagna. Amo navigare sul lago (proprio adesso le sto parlando da una barca!) e camminare lungo i sentieri delle montagne qui intorno. Un’autentica fonte di creatività, rigenerante per chi, come me, per lavoro, deve restare seduto al pianoforte per ore e ore al giorno. Sono momenti intensi, cui non potrei più rinunciare!

Come dicevamo, anche l’arte si nutre di tanta bellezza…

Innumerevoli artisti sono stati colpiti dal Lago di Como e ne hanno tratto ispirazione, conquistati dalla forza visiva di questo paesaggio, dotato di una bellezza mutevole, che può essere calma e dolce ma anche aspra e quasi violenta. Il Lago di Como, con la sua profondità e il contrasto tra luci e ombre è davvero “romantico” e ci richiama la pittura di Caspar Friedrich e la musica di Beethoven.

Arriviamo alla musica, e al LacMus, il Festival internazionale che, dal 2017, ha aggiunto ulteriore fascino alla Tremezzina e non solo.

Perché questa idea?

Possiamo definire LacMus come una forma di “restituzione” per tutto quello che la Tremezzina e il lago mi hanno donato. Il Festival porta la musica in luoghi unici del Lario (per citare alcuni siti dove sono stati ambientati concerti importanti, ricordiamo il Santuario della Madonna del Soccorso di Ossuccio, Villa Carlotta, Villa del Balbianello, il Grand Hotel Tremezzo, la Greenway del Lago di Como, l’Isola Comacina - dove, LacMus ha portato un concerto per la prima volta - e Villa Melzi d’Eril a Bellagio, di fronte alla Tremezzina, ndr). In più, accanto a nomi importanti della musica mondiale (tra gli ospiti ricordiamo Ton Koopman, Emmanuel Pahud, Les Vents Français, Richard Galliano, Christiane Karg, Sophie Koch, Renè Barbera, Maurizio Baglini, il Quartetto Adorno, Andrew von Oeyen, l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, Roman Burdenko, Augustin Dumay, Miguel da Silva, Giuliano Carmignola, Philippe Quint, Pavel Berman, ndr), lavoriamo perché sia sempre più fitta la presenza di artisti giovani. Come fece già il grande maestro Artur Schnabel che, negli anni Trenta, teneva masterclass proprio a Tremezzo, anch’io vorrei coronare il sogno di incentivare la presenza di nuove generazioni di musicisti.

LacMus come accademia permanente e non solo come evento estivo, dunque?

È un progetto al quale stiamo lavorando e che spero possa concretizzarsi nei prossimi anni. Intanto, continuiamo a progettare la prossima edizione di LacMus che, posso anticipare, nel 2023, si terrà dal 6 al 16 luglio.

Quindi, a suo parere, nel futuro della Tremezzina c’è sempre di più la presenza di eventi culturali che connotino il territorio e richiamino un certo tipo di presenze turistiche?

Direi proprio di sì. Questo territorio non ha bisogno del turismo “tutto e subito”, a caccia di selfie e di esperienze fulminee. Dobbiamo offrire il meglio e permettere agli ospiti di cogliere l’anima di questi luoghi. Non serve solo la mondanità delle presenze vip sul lago. Occorre mostrare l’autenticità. Ecco perché, durante le varie edizioni del Festival, abbiamo voluto organizzare gli eventi in luoghi diversi, studiando i programmi ad hoc, per far assaporare specifiche atmosfere, emozioni uniche che solo quei luoghi e quella musica possono infondere nel pubblico.

Lei crede che, allo stato attuale, la Tremezzina possa candidarsi a Capitale italiana della Cultura?

C’è ancora molto da fare. Bisogna affinare il lavoro per raggiungere obiettivi ambiziosi. Organizzare più mostre, ospitare un maggior numero di concerti, fare in modo che il visitatore possa trovare qui lo stesso numero di spettacoli ed eventi culturali che troverebbe a Milano o a Venezia. Spero che queste mie parole non vengano interpretate come una critica, Consideratele come il punto di vista di uno straniero che ha molto viaggiato e che ha scelto l’Italia, il Lago di Como e la Tremezzina come casa. Questo Paese ha tutto, veramente. Deve però potenziare la capacità di programmare a medio e lungo termine. È un vizio della politica italiana quello di pensare a breve, per la sola durata di un mandato. Non si può più fare, se si vuole effettuare un salto di qualità.

Per tornare al suo rapporto con il Lago di Como.

Nella sua esperienza di pianista, quale luogo la emoziona di più quando suona?

Potrei citare luoghi diversi, ma su tutti, penso di aver vissuto le emozioni più intense suonando sotto la meravigliosa loggia della Villa del Balbianello. In quel punto, l’acustica è miracolosa e ci si trova in un luogo sopraelevato dal quale si gode una vista straordinaria. Nelle sere estive, poi, si alza, al calar del sole, una brezza leggera che avvolge me e il pubblico. Non so spiegarlo, ma, in quel momento, insieme a tutti coloro che ascoltano, mi sento avvolto in un’atmosfera unica, fatta di musica, di natura, di bellezza e spiritualità, in cui si afferra quasi la presenza del divino. Ineguagliabile. Fu Mark Twain a scrivere: «All’imbrunire, quando ogni cosa pare assopirsi, e la musica delle campane del vespro giunge effondendosi sull’acqua, si può quasi credere che in nessun altro luogo che il Lago di Como si possa trovare un simile paradiso di quieto riposo». Ecco, mi sento così.

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