A volte la fretta di nascere mette a rischio la vita: il rischio di venire al mondo prima della trentasettesima settimana

Neonatologia I neonati pretermine in Italia sono circa il 10% del totale. Fondamentali le cure e l’assistenza per ridurre il rischio di disabilità future

In Italia, secondo i dati forniti dalla Società italiana di Neonatologia, i neonati pretermine rappresentano circa il 10% delle nascite. Si tratta di bambini nati prima della trentasettesima settimana di gestazione che, fin dai primi istanti, hanno bisogno di cure specifiche, talvolta intensive, indispensabili per sopperire alla immaturità degli organi e gli apparati.

In particolare, l’assistenza e le cure per garantire la sopravvivenza e per ridurre le possibili disabilità future sono fondamentali per i neonati più piccoli, chiamati “molto pretermine” o “estremamente pretermine”, rispettivamente sotto la trentaduesima e la ventottesima settimana di gestazione, che rappresentano circa il 3% dei nati. La percentuale di mortalità nei prematuri di peso inferiore a 1500 grammi si è molto ridotta, passando in quarant’anni dal 70 al 15%, ma la percentuale dei nati pretermine è rimasta invariata.

I fattori di rischio

«In media ogni anno sono tra 200 e 250 i bimbi che ricoveriamo in reparto – spiega Mario Barbarini, primario del reparto di Patologia neonatale/Tin dell’ospedale Sant’Anna - Sotto il chilo e mezzo in un anno accogliamo tra i 30 e i 40 bimbi, ma complessivamente quei neonati che necessitano di ventilazione assistita sono circa cento all’anno». Il prematuro, come sottolineato anche dallo specialista, non richiede sempre un ricovero in Terapia Intensiva Neonatale. Un bambino nato alla trentacinquesima settimana, ad esempio, potrebbe non avere necessità di alcuni tipo di ricovero, ma restare magari qualche giorno in più in un reparto di neonatologia. Sotto le trentacinque settimane però sono comunque piccoli pazienti a rischio per una serie di patologie, tra cui le più frequenti sono quelle respiratorie, e per questo l’attenzione resta massima. Ma quali sono i fattori che possono favorire una nascita prematura? «Esistono diverse cause – precisa Barbarini – le più frequenti possono essere di tipo infettivo o per problematiche legate alla placenta. Nel primo caso possono verificarsi delle infezioni, anche misconosciute alla futura mamma in quanto asintomatiche, che vanno a provocare alterazioni che portano a una nascita prematura. In altri casi si può verificare uno sviluppo più o meno alterato della placenta. In questa ultima situazione non arriva nutrimento sufficiente al feto e questo può portare alla scelta di far nascere il piccolo prima del termine previsto, proprio per evitare rischi ancora maggiori rispetto a una nascita prematura».

Nutrizione e retinopatie

Un bambino nato pretermine potrebbe avere, alla nascita, o con la crescita, delle problematiche. In particolare, nei piccoli con un peso molto basso, potrebbero verificarsi patologie come quelle respiratorie, problemi legati alla nutrizione o retinopatie. «È importante distinguere – aggiunge lo specialista – tra problemi che insorgono alla nascita e altri che potrebbero insorgere più in là, anche di alcuni anni, come in età prescolare. Nascere prematuro è un fattore di rischio e per questo i bambini vanno seguiti nel tempo, non basta il ricovero, infatti, è necessario un follow up, un monitoraggio che dovrebbe proseguire per più anni ma che oggi riusciamo a garantire attraverso visite ambulatoriali solo nei primi due, tre anni di vita. L’auspicio è che si possa proseguire almeno fino ai sei anni e, laddove possibile, anche ai 14 anni».

Risulta evidente, inoltre, che tanto più il bambino è prematuro, tanto più tutti i suoi organi nascono prematuri. «L’apparato respiratorio è molto delicato in questi casi – conferma Barbarini – così come possono esserlo anche il cuore, l’intestino o i reni. È necessario creare in reparto un ricovero di massima protezione, anche se purtroppo esistono comunque rischi di infezioni legati a manovre invasive, per aiutare questo sviluppo».

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