Apatici o “multitasking”: è tutta questione di stress

La nostra mente C’è chi corre a mille all’ora e chi fatica anche ad alzarsi. In realtà sono due facce del medesimo problema: da non sottovalutare

Ci sono persone che ogni giorno compiono più azioni contemporaneamente e altre che, invece, faticano a farne anche una alla volta. Nell’idea comune avere tratti multitasking è un pregio rispetto a risultare apatici, ma non sempre questa iperattività fa bene alla salute.

«Possiamo definire il multitasking – spiega Alice Di Paolo, psicologa degli Istituti Clinici Zucchi di Monza e Zucchi Wellness Clinic - come un insieme di comportamenti che portano una persona ad essere impegnata in due o più attività differenti contemporaneamente. Il multitasking viene attivato in maniera inconsapevole rapida e veloce». Una persona propensa a questo tipo di attività, insomma, è in grado di svolgere più compiti contemporaneamente, in maniera veloce, rapida e inconsapevole. Questo può portare a ottimi risultati, ad esempio, in ambito lavorativo, perché si è più veloci e performanti.

«Altre persone, invece, possono essere più lente, con atteggiamenti più “apatici” – aggiunge la psicologa –. Per apatia intendiamo quello stato psicologico in cui c’è un calo o un’assenza di motivazione, mentre per motivazione si intende quella spinta a raggiungere uno scopo, un obiettivo. In persone con questo tratto può esserci una lentezza nello svolgere alcuni compiti in particolare oppure una tendenza generale a prendersela con più calma».

Questo tipo di apatia è giusto precisarlo non va confusa con un disagio psicologico che si può riscontrare in patologie neurologiche o psichiatriche, come, ad esempio, Parkinson, demenze vascolari, ictus o schizofrenia, dove si assiste a una mancanza di motivazione nello svolgere attività quotidiane, isolamento, difficoltà nelle relazioni sociali. «Importante, inoltre, differenziare questo atteggiamento dalla depressione – precisa – Di Paolo – in quanto rispetto all’apatia nella depressione c’è una componente di disperazione con pensieri anche autolesivi».

Sebbene multitasking e apatia possano sembrare mondi lontani uno dall’altro, in realtà non è così. «Quando le persone multitasking arrivano a un sovraccarico di risorse cognitive – dice ancora la psicologa – legato al fatto che vengono attivate più attività cerebrali come, ad esempio, l’attenzione e la memoria, può verificarsi un aumento di stress che può condurre a atteggiamenti di apatia».

«Sappiamo che lo stress va a incidere sui livelli di cortisolo – prosegue – questo ormone va a incidere a livello psicofisico e anche sulla performance, quindi, possono verificarsi degli errori di distrazione ma anche dimenticanze, questo va a inficiare le prestazioni e a livello psicofisico si inizia a non stare bene».

Dimenticarsi le cose, fare errori di distrazione, inizia a provare ansia e paura di fallire, non riuscire a portare a termine un compito, sono così alcune delle situazioni che si possono verificare. «Quando accade questo – spiega la psicologa – ecco che si può passare da un eccesso all’altro e quindi dal multitasking all’apatia. Si inizia così a rimandare le cose, a procrastinare, a essere meno stanchi, fino ad arrivare a livelli in cui non si esce più e ci si isola».

Cambiamenti che vengono spesso notati dai datori di lavori, dai colleghi, ma anche in famiglia o tra gli amici. I segnali che qualcosa non va possono essere irritabilità, suscettibilità. Uno stato psicofisico che spesso viene visto male dagli altri in quanto nell’idea comune l’essere multitasking è un pregio, soprattutto nel mondo del lavoro, in quanto fare più cose contemporaneamente e in modo performante porta a buoni risultati ma, come visto, è sempre importante non esagerare in quanto le conseguenze di un eccessivo stress possono essere anche importanti.

«L’eccesso di stress non è positivo per il nostro benessere – aggiunge – e quando i livelli sono alti si attivano nella persona delle dinamiche di attacco o di fuga. Può attivarsi così la paura, l’istinto di scappare dalle cose e questo porta all’ansia».

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