Autismo, i pericoli di una diagnosi tardiva: «Intervenire subito»

La cura della mente Si diffonde un fenomeno nuovo: pazienti adolescenti con disturbi della condotta. Il ritardo diagnostico comporta spesso rischi rilevanti

L’autismo è una disabilità molto complessa, che va pertanto considerata da tanti punti di vista. I bambini autistici vivono un senso di estraneità e solitudine che è determinato dalla loro condizione, ma la loro mente ha comunque bisogno di essere nutrita con relazioni, come quella di chiunque altro. «Il problema – spiega Patrizia Conti, direttrice S.C.Npia di Asst Lariana, in occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’autismo - è che i nostri tentativi di nutrire il bambino autistico dal punto di vista degli stimoli si scontrano con l’assenza di conoscenza di come loro percepiscono i nostri stimoli».

Ripercorrere lo sviluppo

Da alcuni anni, come sottolinea la dottoressa, stiamo assistendo a un fenomeno nuovo, non solo in Italia, ma anche all’estero. È quello di pazienti adolescenti che si rivolgono ai servizi di Neuropsichiatria o, nei casi più gravi, arrivano in pronto soccorso per disturbi della condotta, del comportamento alimentare, autolesionismo o altri intenti e che, dopo un’anamnesi accurata per individuare retroattivamente il percorso di sviluppo del bambino, gli specialisti scoprono essere riconducibili a una forma di autismo con buon funzionamento non diagnosticato. «Ripercorrendo il loro sviluppo – prosegue Conti - si scopre che erano considerati bambini con carattere forte, talvolta troppo buoni, che amavano stare da soli, che non interagivano molto o che si isolavano. Tutte situazioni che possono rientrare nelle caratteristiche della normalità, ma che nei in casi in cui sono legate a una condizione diversa possono poi esplodere in adolescenza, quando arriva un aumento di consapevolezza della propria diversità, con tutto il carico di difficoltà che si affronta dal punto di vista della socializzazione».

Questo senso di isolamento, di diversità, di estraneità rispetto a cose che altri capiscono e loro no, questi ragazzi se lo portano dentro da sempre. «Purtroppo – dice - si tratta di situazioni che sfuggono alla diagnosi nella fase in cui sarebbe ideale riconoscerle, prima dei cinque anni di età, e finiscono per tradursi progressivamente in quadri più complessi».

Questi ragazzini hanno un pensiero tendenzialmente rigido e non capiscono perché debbano obbedire ai genitori su alcuni aspetti apparentemente banali come l’ordine della camera o le regole di convivenza domestica. «Quando la visione del genitore e quella dei ragazzi – precisa Conti -non trovano una via di mediazione si innescano comportamenti estremi, al punto che siamo arrivati a denunce all’autorità giudiziaria su situazioni alla cui origine c’era un disturbo dello spettro autistico non riconosciuto».

Ma l’importanza di una corretta valutazione si vede anche in altre situazioni. È il caso, ad esempio, dei bambini stranieri che arrivano ai servizi territoriali di Neuropsichiatria con una diagnosi di sospetto autismo, ma che in realtà attraversano semplicemente delle situazioni transitorie di fraintendimenti relazionali per cui il bambino ha un atteggiamento e delle reazioni che possono essere considerati autistici pur non essendolo.

«In questi casi – spiega - si può sciogliere l’intoppo relazionale e appurare che non si tratta di casi di disturbo dello spettro autistico, cosa che noi facciamo attraverso cicli di interventi rivolti a mamme e figli che prevedono in partenza 10 incontri».

In costante aumento

Fondamentale quindi riconoscere l’autismo il più precocemente possibile, perché questa atipia di evoluzione e funzionamento è presente fin dall’infanzia e compromette anche la vita di soggetti ad alto funzionamento cognitivo.

I numeri ci dicono che i casi sono in costante aumento. «La buona notizia – conclude Conti - è che all’impennata nelle prese in carico è corrisposto anche un aumento delle diagnosi sotto i 5 anni, importanti per avviare trattamenti che comportino un miglioramento della situazione. In tal senso è fondamentale che la rete che si prende carico dei bambini con Disturbo dello spettro, che in Lombardia è basata sulla collaborazione tra pubblico e privato con Enti partner come Villa Santa Maria, lavori in sintonia. Le risorse a disposizione, infatti, non sono infinite ed è importantissimo lavorare senza disperderle».

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