Digiuno a intermittenza? Cinque i modelli diffusi, ma occorre il parere di uno specialista

Nutrirsi bene Cresce il numero degli adepti di questo regime alimentare. Fa bene o fa male? Difficile valutare a fondo la portata dei suoi effetti

Sono molte le persone che negli ultimi anni hanno praticato o praticano il digiuno intermittente. C’è chi parla di moda, chi di reali benefici per la salute, chi invece demonizza questa scelta alimentare. Con Carola Dubini, biologa nutrizionista dell’unità operativa di Endocrinologia e del Servizio di Nutrizione Clinica e Prevenzione Cardiovascolare dell’Irccs Policlinico San Donato, abbiamo cercato di capire pro e contro di questa pratica.

«Il digiuno a intermittenza non può essere chiamato dieta – spiega Dubini – in quanto si tratta di un modello alimentare durante il quale ci si astiene dall’assumere cibo per un certo periodo di tempo. Solitamente questo tempo è compreso tra le 12 e le 40 ore. Nel momento di digiuno non si può mangiare cibo solido, sono ammessi solo liquidi come acqua, tè e caffè non zuccherati e altre bevande purché non contengano calorie. Nelle fasi in cui si può mangiare non è escluso alcun cibo».

Le diverse tipologie

Esistono diverse tipologie di digiuno a intermittenza. Sono cinque i modelli più conosciuti. C’è un primo metodo dove si mangia a tempo limitato, ovvero, si fa il digiuno ogni giorno per 12 ore. Un altro metodo è il 16/8 perché appunto si digiuna giornalmente per 16 ore e nelle 8 ore mancanti è possibile invece mangiare, oppure c’è il metodo 5/2 con il quale per cinque giorni si mangia normalmente e negli altri due si segue una dieta ipocalorica di 500/600 chilocalorie giornaliere. Altra tipologia di digiuno intermittente è quello eat stop eat, che prevede un digiuno di 24 ore una o due volte a settimana. L’ultimo tipo è il digiuno a giorni alterni dove si ha un digiuno di circa 3 volte a settimana. Il modello più diffuso è il 16/8 ore.

«Il dibattito su questo tema – spiega ancora – è aperto. Ci sono diversi studi in corso che stanno cercando di dimostrare se questo modello alimentare sia valido e salutare oppure no. Alcune ricerche hanno dimostrato un’efficacia sugli animali, sia per quanto riguarda la longevità che il benessere generale. Al contrario, invece, sugli uomini gli studi sono pochi e sono molto eterogenei tra di loro». Al momento, quindi, non esistono dati sufficienti per dire che questi modelli siano realmente utili per l’uomo e che abbiano un effetto positivo sulla perdita di peso.

Serve il controllo di uno specialista

Questo modello alimentare può essere consigliato dagli esperti in pazienti selezionati ma il modello alimentare va condotto sotto stretto controllo di uno specialista. Per quanto riguarda i pro e i contro del digiuno i ricercatori hanno riscontrato, tra i pro, degli effetti sul glucosio in quanto digiunando per alcune ore non si verificano dei picchi di glicemia e i livelli di insulina sono più bassi. Si è riscontrata anche una diminuzione dei radicali liberi con una minore infiammazione a livello globale dell’organismo con un’attività antiossidante più consistente. Effetti positivi si sono riscontrati anche a livello di neuroplasticità, la capacità del nostro sistema nervoso di rispondere agli stimoli esterni, e neurogenesi, il processo che ci permette di generare nuovi neuroni dalle cellule immature. «Tutti questi elementi – dice la biologa nutrizionista - possono contribuire a ridurre malattie come il diabete mellito, le patologie cardiovascolari e consentire un miglioramento della funzione cognitiva».

Tra i contro c’è il fatto che il nostro corpo è simile a una macchina e come le macchine ha bisogno di energia, quindi, se non introduciamo zuccheri e energie la macchina inizia a andare al risparmio. Il metabolismo reagisce rallentando e soprattutto cercando gli zuccheri necessari nelle riserve. La carenza di zuccheri porta anche a un aumento del cortisolo che se eccessivo e a lungo temine può portare a problemi di glicemia, difficoltà a perdere peso, minori difese immunitarie, e ritenzione idrica.

«Altro aspetto negativo – sottolinea Dubini – è per chi soffre di disturbi del comportamento alimentare, perché questa dieta sembra di facile applicazione ma non è così; può portare chi soffre di questi disturbi anche a delle abbuffate».

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