I tormentoni estivi: perché li canticchiamo
anche senza volerlo?

Tempo di relax L’esperta: «Tanti co-fattori celebrali che vengono associati a leggi psicofisiologiche». Sonorità semplici, sono come un “tarlo nell’orecchio”

Ritornelli semplici, dal ritmo allegro e che si associano spesso a momenti divertenti. Sarà capitato quasi a tutti di canticchiare un tormentone estivo, anche se quella certa canzone non appartiene al nostro genere musicale preferito. Ma perché i tormentoni entrano così facilmente nella nostra mente?

Cosa succede

«Sono tanti i co-fattori che a livello cerebrale, associati ad alcune leggi psicofisiologiche, ci portano a ricordare questi brani – spiega Federica Alemanno, Primario del Servizio di Neuropsicologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e docente presso l’Università Vita-Salute San Raffaele a Milano – e l’industria musicale è ben consapevole di questo. Quindi la prima cosa che possiamo dire è che i brani che diventano tormentoni presentano sonorità semplici e ripetitive che hanno proprio la caratteristica di imprimersi con facilità nel nostro cervello». Il fatto poi che questi tormentoni siano costantemente trasmessi da radio, tv e social media li rende “familiari” e rafforza l’effetto.

Il termine anglosassone che li definisce, e cioè earworm (tarlo nell’orecchio), rappresenta perfettamente il senso di questi brani. «Proprio come un tarlo nell’orecchio, infatti, queste musiche si affacciano alla mente dell’individuo – prosegue - senza che l’individuo stesso possa avere un controllo volontario». Spesso è la musica, che attiva anche le aree emotive del nostro cervello, più che il testo, a restare impresso. Un esempio calzante è quando i brani sono in lingua straniera e le persone spesso storpiano le parole, ma non possono fare a meno di canticchiare il motivo musicale.

Ma ci sono persone più predisposte a vivere più frequentemente l’esperienza del tormentone nella mente? «Senza dubbio – precisa Alemanno – tutte quelle persone che durante la giornata hanno a che fare con la musica, pensiamo ad esempio a chi lavora in negozi o in esercizi dove c’è sempre la radio accesa, oppure a chi si sposta in auto o sui mezzi e quindi ascolta musica. Più siamo esposti – continua Alemanno – più si crea quel circolo vizioso e virtuoso del ricordare. Come possiamo spiegare da un punto di vista scientifico il fatto che i tormentoni prendano piede soprattutto nel periodo estivo? Perché è, canonicamente, periodo di vacanza. Quando le persone sono meno indaffarate e intente in attività complesse, sono facili sperimentare il “mind wandering”, un processo in cui la mente è più libera e quindi più predisposta al riaffiorare alla mente di questi brani che sono semplici, allegri e infondono buon umore. Per i più giovani specialmente, questi tormentoni si legano ad esperienze nuove e ne diventano la colonna sonora.

Cervello “a riposo”

È più facile che queste musiche irrompano nella mente quando il nostro cervello è a riposo a vari livelli, quando siamo coinvolti in attività noiose come aspettare il proprio turno ad uno sportello, o routinarie, ossia mansioni che non ci richiedono di pensare, ma può capitare anche quando il nostro cervello è troppo impegnato e necessita di “staccare”. Solitamente, invece, non accade quando il nostro cervello è concentrato e regge bene il compito che sta svolgendo». Di frequente il tormentone si ricorda anche se non è il nostro brano preferito. «Si tratta di un atto inconsapevole – dice ancora la Dottoressa Alemanno – che viene definito “Unvoluntary Musical Imagery (UMI)” e che fa sì che la canzone venga riprodotta in testa come una sorta di immagine mentale. Cosa che magari non accade con i nostri brani preferiti perché spesso sono realizzati con sonorità più strutturate e complesse e quindi è necessario uno sforzo attivo per ricordare, cosa che con il tormentone non avviene».

Che piacciano o meno questi tormentoni sono ormai accettati dalla maggior parte delle persone, anche se può accadere che infastidiscano qualcuno. «Possono essere non graditi, ad esempio – dice Alemanno – a persone con tratti ossessivo compulsivi e che faticano a liberarsi di alcuni pensieri. Per queste persone il tormentone può rivelarsi invasivo e molesto». Non è raro che persone non esperte possano trovare degli aspetti di plagio. «Il fatto che si assomiglino – conclude – è proprio la loro caratteristica, in questi casi non si parla di plagio in quanto vengono meno quei criteri di originalità e di difficoltà nella realizzazione che sono tipici di altri brani musicali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA