Insonnia e iper eccitazione sono sintomi dell’ipomania

L’intervista Si tratta di una condizione psicopatologica pericolosa che richiede un tempestivo intervento dello psichiatra: «Comportamenti disinibiti e avventati possono essere indicatori della malattia, non bisogna sottovalutarli»

Una condizione di elevazione del tono dell’umore che si protrae nel tempo, associata a una scarsa necessità di dormire e ad un aumento dell’iniziativa e delle energie: sono questi i sintomi dell’ipomania, una condizione psicopatologica che rientra tra i disturbi dell’umore e che richiede un tempestivo intervento dello psichiatra. Ne abbiamo parlato con Mara Cigala Fulgosi, psichiatra dell’Unità Operativa di Riabilitazione Psichiatrica degli Istituti Clinici Zucchi di Carate Brianza.

Dottoressa che cos’è l’ipomania?

Si tratta di una condizione psicopatologica che si inserisce all’interno di una categoria di disturbi più ampia, ovvero quella dei Disturbi dell’Umore ed in particolare del Disturbo Bipolare. Questa condizione si caratterizza per periodi con una sintomatologia ipomaniacale o euforica che si alternano a periodi di polarità opposta, di tipo depressivo.

Questo cosa comporta?

Quando parliamo di depressione tutti ne conoscono i sintomi quali l’umore deflesso, lo scarso piacere nel fare le cose, l’assenza di iniziativa e di progettualità, una visione negativa del futuro, disturbi fisici talvolta anche invalidanti, insonnia e inappetenza. La contro-polarità che caratterizza il disturbo bipolare fa sì che a queste fasi depressive si alternino periodi in cui la persona sente un incremento delle energie, si sente instancabile, aumenta le ore di attività fisica o di lavoro riducendosi anche il bisogno di riposo notturno, sente un incremento della velocità dei pensieri, un aumento della stima di sé, una maggior socievolezza e tendenza al coinvolgimento in attività anche pericolose.

Aspetti che potrebbero sembrare anche positivi?

La condizione di ipomania viene percepita dalla persona come uno stato di estremo benessere e non come espressione di un disturbo. Tale condizione, tuttavia, seppur apparentemente piacevole, mette la persona a rischio di compiere azioni pericolose per la propria incolumità fisica come guidare veloce, usare droghe ed eccedere con l’alcool, ma anche fare scelte avventate che possono compromettere la sfera relazionale o economica; si tratta inoltre di una condizione transitoria che va incontro inevitabilmente a quello che si definisce “viraggio” e cioè il presentarsi di una sintomatologia diametralmente opposta: la depressione.

Si tratta sempre di un disturbo psichiatrico o può essere la manifestazione di problematiche di altro tipo?

La condizione di ipomania, come anche tutti i disturbi dell’umore in generale, può essere anche una conseguenza di alcune patologie organiche, ma anche dell’utilizzo di alcuni farmaci o dell’abuso di sostanze. Patologie a carico della tiroide o neurologiche, come ad esempio la sclerosi multipla, possono dare una sintomatologia di questo tipo, secondaria quindi alla patologia stessa, senza che la persona abbia mai sofferto di un disturbo dell’umore e che quindi si risolve curando la patologia di base.

Esiste una familiarità?

Si, esiste in realtà una predisposizione. Di frequente le persone che soffrono di disturbi dell’umore hanno in famiglia qualcuno che ha la stessa problematica. Questo però non vuol dire che chi ha un disturbo dell’umore sicuramente trasmetterà ai propri figli la malattia: non c’è una trasmissione diretta, c’è una predisposizione. Gi aspetti ambientali rappresentano inoltre un importante fattore nella modulazione dell’espressione del disturbo.

Ci sono più forme di ipomania?

Una condizione di attivazione può avere differenti livelli di manifestazione: ci possono essere condizioni meno gravi in cui la sintomatologia non porta ad una particolare compromissione del funzionamento generale e la persona continua a portare avanti la sua vita di sempre sentendosi solo particolarmente energico, pieno di idee, instancabile e in questo caso si parla di “ipomania”, oppure condizioni in cui i sintomi possono essere gravi tanto da impedire alla persona di svolgere le sue normali attività e i questo caso si parla di euforia.

Vengono confuse per persone che assumono sostanze?

Sicuramente le persone in fase maniacale hanno spesso comportamenti disinibiti e avventati che rappresentano uno dei sintomi della malattia e che non sono necessariamente legati all’assunzione di sostanze. Va anche detto che persone in questo stato accedono in maniera più frequente all’uso di sostanze e questo può rappresentare un’aggravante della malattia. Tuttavia, non esiste necessariamente una correlazione.

Prima spiegava che gli episodi di ipomania possono avere una durata prolungata, ma si parla di giorni? Di mesi?

Se non curate queste manifestazioni possono avere una durata da pochi giorni fino anche a diversi mesi. Spesso la persona in ipomania, come abbiamo detto, vive questo periodo come particolarmente piacevole e non chiede l’aiuto dello specialista. Con il passare dei giorni questo stato può andare incontro ad una remissione spontanea dei sintomi, ma più frequentemente si verifica ad un crescendo di intensità e gravità dei sintomi tanto da portare alla condizione più grave di euforia o mania. Una volta compreso il problema, con una cura idonea generalmente la situazione rientra nel giro di quindici giorni.

Ma a una fase di ipomania segue sempre una fase di depressione?

A volte può capitare che ci sia una sorta di instabilità dell’umore per cui dalla fase ipomaniacale o maniacale si passa direttamente alla fase depressiva e viceversa, proprio come se fosse un “su e giù” continuo. Normalmente però le fasi di malattia sono intervallate da periodi di benessere in cui la persona torna alla vita di sempre.

Come avviene la diagnosi?

Nella maggior parte dei casi il primo contatto con lo specialista avviene per la depressione in quanto è più facile che una persona in uno stato depressivo riconosca di avere un problema per il dolore esistenziale e il malessere generale che gli rende difficile affrontare la quotidianità. Nelle fasi ipomaniacali sono di solito parenti e amici a riconoscere che sta accadendo qualcosa di strano e si allarmano fino a chiedere aiuto. In entrambi i casi, comunque, lo psichiatra raccoglie la storia personale e clinica del paziente e prescrive una terapia.

Che terapie avete a disposizione?

Esistono numerosi farmaci. Alcuni farmaci, definiti stabilizzatori dell’umore, vengono utilizzati costantemente come profilassi, per evitare che si verifichino nuovi episodi di malattia in quanto il disturbo bipolare è una patologia ciclica e quindi soggetta a ricadute. Una volta impostata la terapia profilattica, si utilizzano farmaci differenti, antidepressivi o sedativi, a seconda della polarità dell’episodio.

La psicoterapia fa parte del percorso di cura?

La prima linea è sempre la farmacoterapia. La psicoterapia rappresenta tuttavia un valido supporto sia perché aiuta la persona ad avere una maggior consapevolezza della malattia e quindi ad assumere con continuità la terapia farmacologica, sia perché le insegna a riconoscere i campanelli di allarme e a gestire al meglio gli episodi di malattia, sia perché la supporta nell’elaborazione degli eventi di vita che possono rappresentare un fattore predisponente alle ricadute.

Che ruolo ha la famiglia?

Il nucleo familiare o la rete amicale è spesso fondamentale in questi casi. Infatti, frequentemente sono proprio le persone pi vicine le prime ad intercettare i campanelli di allarme e a riconoscere i primi sintomi. Se la relazione con il paziente ha certamente un ruolo fondamentale nel percorso di cura, spesso il supporto di familiari e amici diventano un valido aiuto nei momenti di crisi.

In termini di prevenzione e di diagnosi precoce quali sono i campanelli di allarme?

Senza dubbio un aumento delle energie e un ridotto bisogno di sonno, associati anche a comportamenti a rischio come spese eccessive, relazioni sessuali pericolose, guida veloce, rappresentano dei campanelli di allarme da non sottovalutare.

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