Intossicati dal mondo digitale: ecco perché serve prendere una pausa

“Digital detox” Separarsi dallo smartphone aiuta a gestire meglio il tempo. L’interruzione può durare “solo” 24 ore o protrarsi per alcune settimane

In un mondo costantemente connesso a volte può essere utile prendere una pausa dal digitale. Attenzione però a come avviene questo distacco in quanto, come spiegano gli esperti, non sempre è necessario eliminare dalla propria vita smartphone, altri device o applicazioni, per stare meglio. Un uso consapevole dei social, lo dimostrano gli studi, consente di preservare energie utili al cervello per raggiungere i nostri obiettivi offline.

Il tema del digital detox, infatti, vede nelle ricerche risultati contrastanti, per cui è importante fare chiarezza su questa tematica. «Con digital detox – spiega Simona Sciara, ricercatrice presso UniSR-Social.Lab, Facoltà di Psicologia, Università Vita-Salute San Raffaele – si intende una “disintossicazione dal mondo digitale”, ossia l’astenersi dall’utilizzo di applicazioni per un certo periodo di tempo. Queste possono essere solo alcune applicazioni specifiche, come i social media, oppure tutto il mondo digitale e quindi astenersi, per esempio, dall’uso del telefonino».

L’interruzione può andare dalle 24 ore fino a diversi giorni o settimane. «Senza dubbio una cosa non semplice – conferma la dottoressa – visto che ormai per qualsiasi operazione serve un cellulare. Ad oggi, il digital detox più diffuso riguarda l’utilizzo dei social media in quanto sono le applicazioni che maggiormente inducono dipendenza, oltre al fatto che interrompere a lungo l’utilizzo del cellulare è praticamente impossibile». Il detox può interessare anche altre applicazioni, come quelle dedicate alla posta elettronica e quelle sempre più diffuse di gruppi bancari o di gestori di carte di credito che consentono di vincere premi se si partecipa a giochi online su canali dedicati. «I potenziali effetti positivi di questo detox – conferma Sciara – suscitano parecchio interesse nel mondo della ricerca. Dagli studi emergono tuttavia risultati contrastanti: l’interruzione dall’utilizzo non porta necessariamente benefici in termini di benessere». Come sottolinea l’esperta, alcune evidenze riportano riduzioni della procrastinazione. Durante il detox dai social media le persone tendono a rimandare meno e a gestire meglio il tempo a disposizione in funzione dei loro obiettivi. Altri studi mostrano invece un’assenza di benefici o, addirittura, l’emergere di effetti negativi, come l’accentuarsi di sentimenti di solitudine.

Il consiglio è quello di comprendere le dinamiche che portano a un eccessivo utilizzo di queste applicazioni, piuttosto che osservare un’interruzione drastica e non consapevole. Un’altra possibilità è quella di limitare gli effetti dell’eccessivo utilizzo preferendo un detox limitato a certe situazioni specifiche piuttosto che costante. «Possiamo, ad esempio – precisa la ricercatrice – evitare di usare lo smartphone o i social mentre siamo a tavola con gli altri, così come quando siamo a letto, prima di dormire, in quanto è noto che questa abitudine peggiori la qualità del sonno».

Applicazioni e social media danno la sensazione di essere sempre occupati, danno gratificazione quando si raggiunge un obiettivo o quando si ottiene l’attenzione o il consenso degli altri. «Le ricerche – conferma Sciara – mostrano come i social network siano “energivori”. Pensiamo a Instagram, su cui è possibile guardare i contenuti degli altri o parlare di sé stessi: questo sfruttare i social come se fossero una vetrina da una parte permette di costruire la propria identità mostrando agli altri di star lavorando ai propri obiettivi di vita, ma dall’altra va a ridurre le energie da destinare a questi stessi obiettivi offline».

Quando si mette in atto il digital detox bisogna poi fare attenzione all’effetto rebound in quanto il ritorno successivo all’uso di determinate applicazioni potrebbe essere fatto con una “rinnovata brama”, come si volesse recuperare il tempo perduto. «Un messaggio ai genitori dei nativi digitali – conclude la ricercatrice – è quello di non imporre un’interruzione dal digitale ai propri figli, perché l’effetto potrebbe essere quello di motivare l’adolescente ad abusarne ancora di più, per effetto di quella che in ricerca chiamiamo reattanza».

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