La nuova frontiera della medicina moderna: mai più senza una “foto”

Tecnologia La diagnostica per immagini serve ormai al 98% dei pazienti. Tac, mammografie, risonanza: la ricerca scientifica ha compiuto grandi passi

La diagnostica per immagini rappresenta l’insieme degli esami radiologici che, attraverso la valutazione dell’anatomia e la funzionalità di organi e apparati del corpo umano, è finalizzata alla diagnosi e talvolta ai trattamenti. È un settore della medicina che si è molto sviluppato in questi ultimi anni.

«Oggi – spiega Alberto Aliprandi, responsabile del servizio di Radiologia e diagnostica per immagini dell’Istituto Clinico Villa Aprica - secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si ricorre alla diagnostica per immagini circa nel 98% dei casi del percorso di cura del paziente. È, infatti, impensabile che un paziente si sottoponga a intervento o a trattamento oncologico, senza aver eseguito un percorso di diagnostica per immagini che abbia definito nel dettaglio il suo problema».

Le metodologie in uso

Come sottolinea il medico questo ha fatto si che alla radiografia tradizionale si siano affiancate altre apparecchiature come Tac e Risonanze magnetiche o gli apparecchi ecografici. «Queste apparecchiature si sono sempre più evolute – conferma lo specialista –. Ad oggi, sono state installate in Italia le più avanzate Tac di tipo spettrale in grado di una migliore caratterizzazione dei tessuti. È consuetudine trovare nelle strutture ospedaliere italiane Tac multistrato che permettono esami sempre più rapidi nel rispetto degli standard europei in materia di quantità di emissioni di raggi X a cui è sottoposto il paziente».

Sono diverse le metodologie in uso: ecografia, con i software per utilizzo del mezzo di contrasto o per studi di elastosonografia, fibroscan, eco-colo-doppler, radiologia tradizionale (Rx), tomografia computerizzata (Tc o Tac), risonanza magnetica (Rm), mammografia e densitometria ossea DexaA (Mineralometria Ossea, Moc). Per il settore della medicina nucleare, vi sono apparecchiature come la tomografia computerizzata ad emissione di singolo fotone (Spect) e tomografia a emissione di positroni (Pet), infine Ct/Pet ed Rm/Pet di competenza mista, tra il medico di medicina nucleare e radiologo.

L’utilizzo della Tac

Se alcune di queste, in diagnostica per immagini sfruttano i raggi X, altre si basano sui campi magnetici o gli ultrasuoni. «Tutti questi macchinari sono diffusi nel nostro Paese – precisa Aliprandi – ma va anche detto che il loro numero sul territorio è differente. La tecnologia Rx tradizionale e l’ecografia sono senza dubbio le più diffuse, segue la Tac, mentre il numero di Risonanze è inferiore. Ecco perché talvolta vi è più facilità a prenotare un esame rispetto ad un altro». Questi macchinari si differenziano non solo per la emissione di raggi x, ma anche per le finalità diagnostiche. La Tac viene utilizzata di frequente per accertamenti oncologici e in urgenza. Anche la risonanza magnetica può essere utilizzata nel settore oncologico ma sono necessarie particolari tipologie di macchine caratterizzate dal classico tunnel. «Le Risonanze Magnetiche articolari – aggiunge – sono utilizzate, come dice la parola stessa, per lo studio delle articolazioni. Spesso hanno la gradita qualità di essere “aperte”, quindi non con il tubo chiuso che può suscitare angoscia nel paziente».

La differenza tra un macchinario dotato di tunnel e uno “aperto” sta nella potenzialità degli esami che la Risonanza magnetica è in grado di eseguire.

«Il nome Risonanza magnetica – conclude il medico – non rende, infatti, tutte le macchine uguali. Il macchinario aperto a basso campo, ad esempio, non viene impiegato per studi complessi in quanto non consentirebbe una corretta finalità diagnostica. Dobbiamo capire che il quesito clinico che viene posto al radiologo è un elemento molto importante, per scegliere l’apparecchiatura più idonea, per condurre adeguatamente l’indagine e giungere alla corretta diagnosi».

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