Le reazioni ai farmaci. Dall’overdose allo choc allergico. Ecco come difendersi

Rischi nascosti I casi più gravi? Quelli imprevedibili. «Non tutti gli eventi sono legati alle allergie, anzi. Importante saper distinguere, per le conseguenze»

Le reazioni avverse ai farmaci sono comuni e interessano circa il 15-20% della popolazione, ma solo una percentuale limitata (10-15%) è di natura allergica. Fondamentale questa distinzione in quanto gli effetti delle reazioni allergiche possono essere anche molto gravi. «Spesso tutte le reazioni avverse a farmaci sono etichettate come allergie – spiega Nicoletta Saporiti, allergologa dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – ma è importante precisare che le vere allergie sono delle reazioni immunomediate e per questo devono essere distinte dalle altre tipologie di reazioni avverse».

Due tipi di reazioni

Le reazioni avverse sono distinte in due tipologie differenti: A e B. Le reazioni di tipo A sono prevedibili e “dose dipendenti”. In questa classe rientrano gli effetti collaterali dei farmaci e le interazioni farmacologiche. «Due esempi possono essere il sanguinamento gastro intestinale causato dai FANS – aggiunge la specialista – o la diarrea provocata dagli antibiotici. In questi casi le reazioni potrebbero essere controllate prendendo nel primo caso dei gastro protettori e nel secondo fermenti lattici».

Le reazioni di tipo B, sono imprevedibili, e vengono suddivise in immunomediate (tra le quali le reazioni allergiche) o non immunomediate (reazioni pseudoallergiche e idiosincrasiche). Le reazioni immunomediate sono divise in 4 gruppi: 1) Reazioni mediate da anticorpi IgE (le cosiddette reazioni allergiche o da ipersensibilità), 2) Reazioni citolitiche o citotossiche mediate da anticorpi IgG o IgM (ad esempio alcune anemie, piastrinopenie o riduzioni dei globuli bianchi indotte da farmaci. 3) Reazioni da immonocomplessi (responsabili, ad esempio, di lesioni renali, articolari o vascolari). 4) Reazioni cellulo-mediate (si verificano a distanza di giorni dall’assunzione di un farmaco).

Le reazioni di tipo B a patogenesi extra immunologica, come anticipato, comprendono le manifestazioni pseudo-allergiche dovute ad un’attivazione aspecifica dei meccanismi immunitari (es. asma da aspirina o eritemi/orticaria da oppiacei) e le reazioni idiosincrasiche dovute a una particolare suscettibilità dell’organo bersaglio (ad esempio, anemia emolitica indotta da alcuni farmaci in soggetti con deficit dell’enzima glucosio 6 fosfato deidrogenasi).

Come si manifestano le allergie

«Le manifestazioni cliniche delle allergie ai farmaci sono molteplici e polimorfe – sottolinea Saporiti – ecco perché va fatta un’attenta diagnosi in caso di sospetto. Tra le prime cose da valutare c’è la latenza tra comparsa del sintomo e assunzione del farmaco. Le reazioni allergiche ai farmaci, infatti, si suddividono in immediate, entro un’ora, spesso pochi minuti, e in reazioni tardive che si verificano a distanza di alcune ore o giorni. In alcuni casi rari anche dopo un paio di settimane».

Per quanto riguarda i fattori di rischio esiste una predisposizione genetica. Le donne sono più soggette degli uomini, con un rapporto di 2 a 1. Alcune infezioni virali, come HIV e Herpes Simplex, possono favorire reazioni allergiche ai farmaci, così come alcune malattie immunoreumatologiche (Lupus eritematoso sistemico) o la via di somministrazione, in quanto quelle intramuscolare o endovenosa hanno un rischio superiore rispetto a quella orale.

«I sintomi possono essere diversi – dice ancora la specialista – tra le manifestazioni più frequenti ci sono le reazioni cutanee, come orticaria e angioedemi, cioè dei gonfiori delle mucose, specie di labbra o palpebre. In alcuni casi ci sono anche dei sintomi sistemici con il coinvolgimento di altri apparati. Il paziente potrebbe avvertire così una mancanza di respiro, analogo all’attacco di asma, oppure dei dolori addominali con diarrea o l’abbassamento della pressione arteriosa che, nei casi più severi, può portare alla perdita di coscienza. La conseguenza più grave è lo shock anafilattico, per fortuna abbastanza raro».

Nel caso di reazioni ritardate, quindi dopo ore o giorni, le manifestazioni cutanee più frequenti sono reazioni maculo-papulari. Tra le forme più gravi la sindrome di Stevens-Johnson e la necrolisi epidermica tossica. Si tratta di situazioni potenzialmente letali e per questo i pazienti devono essere trattati nelle terapie intensive di centri dedicati ai grandi ustionati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA