Maledetto mal di testa. Ne esistono più di 200 tipi differenti

Un problema diffuso Le cefalee influiscono sulla vita di tutti i giorni. Nel caso di episodi ricorrenti è importante rivolgersi a uno specialista

Il mal di testa è un problema molto diffuso. Si stima che il 10% della popolazione italiana ne soffra in modo cronico. Quando il dolore si manifesta ha inevitabili conseguenze non solo dal punto di vista scolastico o lavorativo, ma anche dei rapporti personali. Sono circa 40 al mese i pazienti che si rivolgono al Centro Cefalee dell’ospedale Sant’Anna, con anche alcuni casi di cefalea legata ad abuso di farmaci.

«A molte persone può essere capitato di avere un episodio di mal di testa – spiega il neurologo Franco Di Palma, responsabile del Centro Cefalee del Sant’Anna –, ma quando il problema è ricorrente non è mai da sottovalutare, perché le persone che ne soffrono subiscono ripercussioni sia dal punto di vista professionale che personale». Non tutti i mal di testa sono uguali. Esistono più di 200 tipi di cefalea che devono essere individuati correttamente per definire la giusta terapia di attacco o quella di profilassi. Vengono suddivise in primarie (emicrania, cefalea muscolo tensiva, a grappolo e altre), cioè senza specifici fattori, cause o malattie che possano aver provocato il mal di testa, e secondarie, conseguenti a una causa specifica che, se rimossa, farebbe cessare il dolore.

«Fondamentale individuare la tipologia di mal di testa anche per prescrivere la giusta terapia. Non sono rari, infatti, casi di persone che, attraverso il fai da te, esagerano con i farmaci per contrastare il dolore»

Non solo il dolore, spesso le persone che soffrono di mal di testa non vengono comprese. «I pazienti devono fare i conti con colleghi di lavoro, familiari e amici che sminuiscono il disagio da loro provato – aggiunge Di Palma -. Queste persone, infatti, spesso vengono criticate perché non vanno a lavorare o a scuola quando non stanno bene. Anche se, fortunatamente, devo dire che negli ultimi anni ho riscontrato molta sensibilità da parte dei presidi e dei datori di lavoro su questo tema». Fondamentale individuare la tipologia di mal di testa, come detto, anche per prescrivere la giusta terapia. Non sono rari, infatti, casi di persone che, attraverso il fai da te farmacologico, esagerano con i farmaci per contrastare il dolore. Un’abitudine sbagliata e che può essere nociva in quanto la cefalea può essere causata proprio da questi farmaci.

Attenzione agli abusi

«L’abuso va interrotto il prima possibile – conferma il neurologo - perché va a generare un circolo vizioso per il quale più si assumono farmaci analgesici, più si sostiene la cefalea». Per quanto riguarda il trattamento delle cefalee oggi sono numerosi i farmaci a disposizione.. Da circa due anni gli esperti del Sant’Anna hanno iniziato anche il trattamento dei pazienti con emicrania con anticorpi monoclonali come profilassi e i risultati sono molto soddisfacenti. Questi anticorpi vanno ad agire sulla molecola Cgrp (Calcitonin Gene-Related Peptide). «Il Cgrp è un peptide correlato al gene della calcitonina – spiega Di Palma – che è prodotto soprattutto da alcune strutture profonde del tronco encefalico ed è la principale, se non l’unica, proteina da cui si scatenano i sintomi».

La terapia con anticorpi monoclonali deve essere prescritta dallo specialista e il farmaco viene ritirato dal paziente in ospedale, dove gli viene anche insegnata l’autosomministrazione. «La terapia di profilassi viene fatta, attraverso degli iniettori, sottocute – prosegue – e lo scopo del trattamento è duplice, in quanto l’obiettivo è sia di ridurre il numero di crisi ma anche che i sintomi siano attenuati per consentire una migliore qualità di vita».

Attualmente sono tre gli anticorpi monoclonali disponibili (Fremanezumab, Galcanezumab e Erenumab). «I risultati sono molto soddisfacenti – conclude Di Palma - Si tratta di farmaci che non hanno effetti collaterali, ma che sono piuttosto costosi e per questo motivo, per rientrare nelle prescrizioni a carico del sistema sanitario nazionale, è necessario che il paziente risponda ad una serie di requisiti».

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