Quei bagni mortali: freddo e digestione tra i principali nemici in agguato

Salvataggio Quest’anno cinque vittime nel lago. Le prime manovre: respirazione e massaggio cardiaco

La respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco per salvare le persone a rischio annegamento nel lago. Con, potendo, l’aiuto del defibrillatore.

Solo già cinque le vittime decedute solo quest’estate nelle acque del nostro lago. E’ una vera strage con un bilancio più drammatico rispetto agli anni precedenti. La premessa dovuta è che tutto dipende dalla responsabilità di ciascuno di noi. Non bisogna mai fare il bagno dove è vietato, dove mancano i controlli.

Attenti allo shock

«Certo e bisogna fare attenzione allo shock termico e allo shock digestivo – dice Tiziano Riva, responsabile dell’associazione Salvamento Como, che opera sul territorio per la formazione di bagnini e istruttori – ovvero i due principali fattori di rischio. Fare un tuffo con la pancia piena poco dopo aver mangiato è pericoloso, soprattutto dopo pasti abbondanti. Nell’istante in cui si entra in acqua il flusso di sangue che è impegnato in maniera molto significativa nello stomaco viene immediatamente richiamato, con un conseguente blocco della digestione. L’acqua fredda crea un meccanismo di vaso costrizione. Dunque la persona a mollo all’improvviso può perdere i sensi. E’ altrettanto pericoloso entrare nel lago con temperature fuori molto elevate e con l’acqua al contrario piuttosto fredda. Per idrocuzione infatti s’intende un ritorno di sangue improvviso dalla periferia, dalle mani e dai piedi, verso il centro, verso il cuore. L’organismo risente fortemente della vaso costrizione causata dall’acqua fredda e la persona avverte in genere una mancanza di respiro. Tale a volte da causare un arresto cardiaco».

Se sott’acqua passa troppo tempo c’è poco da fare. Per avere successo un massaggio cardiaco deve essere fatto entro circa cinque minuti. Oltre un risultato positivo diventa incerto se non improbabile.

Ma supponendo che l’annegato venga salvato in fretta da un bagnino cosa è possibile fare?

Chiamare i soccorsi

«Serve fare un’altra premessa: chi non è addestrato non deve mai tentare manovre salvavita – dice Riva – è importantissimo, la situazione può peggiorare. Occorre sempre chiamare immediatamente i soccorsi. Le persone che invece sono abilitate devono mettere la persona da salvare in posizione supina, sdraiata. Occorre iperestendere il capo con la lingua nella sua sede così da non ostruire il passaggio d’aria. Quindi iniziare con due insufflazioni d’aria protendendo il capo. La respirazione bocca a bocca è stata sconsigliata durante il Covid, va detto, ma è importante. Poi bisogna procedere con trenta compressioni toraciche, al ritmo di 100, 120 compressioni al minuto. Chiuso di nuovo il naso della vittima ecco altre due insufflazioni».

Braccia tese, una mano sopra all’altra, esattamente nella zona intermammellare, tra i due capezzoli. Le trenta compressioni devono essere forti, bisogna interessare il cuore, fermo e ben protetto dalla cassa toracica. Bisogna schiacciare le costole anche di cinque centimetri, con decisione. «Si va avanti fino a che non arrivano i soccorsi – dice Riva – il defibrillatore, se presente nel luogo dell’intervento, rappresenta come ovvio un alleato fondamentale. Anche in questo caso è giusto ribadire che solo le persone capaci e addestrate possono usare questo macchinario. Non altri».

Nella speranza che il nostro lago non sia più teatro di drammatici tuffi. «Le cronache quest’estate sono state davvero troppo tristi – riflette il responsabile di Salvamento Como – bisogna fare di tutto per prevenire queste tragedie lavorando sulla responsabilità e sull’informazione. Quindi mai tuffi dove è vietato, dove non ci sono bagnini. E mai dopo mangiato, la digestione è un processo delicato. Infine attenzione allo shock termico e alle alte temperature, occorre entrare in acqua piano e progressivamente».

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