Sempre più donne diventano mamme dopo i 40 anni. L’esperta: «Parlate con il medico»

Statistica e salute L’Italia ha il record in Europa di madri in età avanzata. La ginecologa: «Ma la ricerca di prole deve iniziare a un’età congrua»

L’Italia è il paese europeo con il più alto numero di donne che diventano mamme tra i 40 e i 50 anni. Secondo quanto riportato da Eurostat, nel 2017 in Italia hanno partorito 15.997 donne tra i 40 e i 45 anni, 2.145 tra i 45 e i 50, e 306 con più di 50 anni. La scelta di diventare mamme dopo i 40 anni può essere legata a più motivazioni, ma è importante che la ricerca di prole sia seguita con il supporto del proprio ginecologo.

Family planning

Gli esperti, infatti, definiscono le donne over 40 che aspettano per la prima volta un bambino “primipare attempate” e per loro possono essere necessari accertamenti diagnostici, anche pre-concepimento, più specifici rispetto a delle future mamme più giovani. Non solo, con il passare degli anni, possono esserci più difficoltà legate allo stato di fertilità della donna. «La cosa importante da avere in mente – spiega Valeria Stella Vanni, ginecologa del Centro Scienze della Natalità dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – è che il family planning e quindi la ricerca di prole deve iniziare a un’età congrua. Esistono degli studi scientifici specifici su questo argomento».

Come precisa l’esperta in Nord Europa sono stati condotti degli studi di registro che hanno portato a dei modelli di predizione della capacità riproduttiva della popolazione femminile. Si è visto che se una donna vuole avere, nella propria pianificazione familiare, il 90% di possibilità di avere una famiglia con tre figli, l’età giusta per iniziare a cercare una chance deve essere entro i 28 anni. Se l’obiettivo, invece, è quello di avere il 90% di possibilità di avere almeno un figlio, l’età giusta in cui iniziare è 33 anni.

«Deve essere chiaro che si parla del 90% - aggiunge la specialista – perché fino a quando non si inizia una ricerca prole spontanea non è chiaro sapere se la persona è fertile o meno. Non esistono dei test predittivi, quello che una donna che ha superato i 28-33 anni può fare, è di sottoporsi a dei test di riserva ovarica, cioè dei dosaggi ormonali eseguiti durante il ciclo mestruale, che possono dare una stima dell’età biologica dell’ovaio». Oggi è sempre più chiaro che un progetto di prole non può tralasciare aspetti come la prevenzione o il seguire stili di vita sani, ma è altrettanto accertato che più si alza l’età di concepimento, maggiore deve essere l’attenzione verso queste future mamme o partorienti.

Fattori di rischio

«In termini generali va detto che per preservare la propria fertilità – dice Vanni – vanno seguiti stili di vita sani. È noto che alcol e fumo, come riportano studi scientifici, andrebbero evitati. Ma quando si è alla ricerca di una gravidanza anche il peso corporeo può influire, nel senso che sia il sovrappeso che un peso patologico eccessivamente basso sono correlati con difficoltà di concepimento o problemi della gravidanza». Alle donne vegetariane, inoltre, viene consigliato un dosaggio della vitamina B12 e del ferro per verificare che l’apporto nutrizionale sia adeguato.

Per chi soffre di particolari patologie è fondamentale seguire controlli regolari dallo specialista di riferimento. Anche un’anamnesi familiare legata alla storia riproduttiva può essere utile nelle fasi pre-concepimento. Precedenti complicanze ostetriche, trombotiche, malattie genetiche possono essere utili al ginecologo per prescrivere esami più specifici. «La prevenzione di alcune neoplasie non va dimenticata neanche nei periodi di ricerca prole – conclude la ginecologa – se la donna ha compiuto i 40 anni è importante eseguire una mammografia e il pap test, non perché la gravidanza possa avere interferenze in questo senso, ma perché ci sono età in cui alcune malattie femminili diventano prevalenti e quindi iniziare una gravidanza con più serenità non è un aspetto da sottovalutare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA