Vacanze, la crisi da rientro: ecco come si può superare

L’approfondimento La ripresa dell’attività lavorativa per molti è fonte di stress, affaticamento, irritabilità e disturbi del sonno: «Facciamo tesoro di quanto appreso durante questo periodo di libertà e utilizziamolo per il nostro benessere»

Il ritorno dalle vacanze e la ripresa delle attività quotidiane sono per molti un momento di stress.

I britannici lo chiamano anche back to work blues, ovvero stress da rientro che si caratterizza anche per una serie di sintomi come affaticamento, irritabilità, difficoltà a concentrarsi, malumore, sensazione di oppressione e disturbi del sonno. La buona notizia è che esistono delle strategie per affrontare al meglio la fine delle vacanze, partendo proprio dal far tesoro di ciò che si è appreso durante questo periodo di libertà, e utilizzarlo come strumento per il benessere quotidiano.

«La sindrome da rientro o da post vacanza – spiega Enrico G. Bertoldo, psicologo psicoterapeuta e neuropsicologo del Servizio di Psicologia Clinica all’Irccs Policlinico San Donato di Milano e professore a contratto in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Milano – è quella situazione che sperimentano molte persone quando rientrano al lavoro dopo le ferie o comunque dopo un periodo di pausa prolungato».

L’aspettativa

Come sottolinea lo specialista l’aspettativa delle vacanze è proprio quella di relax e di svago, quel momento in cui ci si dedica di più a sé stessi e ci si allontana dalle preoccupazioni quotidiane per rigenerarsi. È paradossale quindi che, quando queste persone rientrano alla normalità, sperimentino questo problema, ma è così, come dimostra anche la letteratura scientifica. «Uno studio condotto nel 2020 – conferma lo psicologo – ha rivelato che il 75% dei partecipanti hanno sperimentato affaticamento ansia e irritabilità nei primi giorni dopo il rientro dalle vacanze e questo ha interferito sia sul benessere generale che sulla produttività nel lavoro».

Le cause più frequenti di questo stress da rientro sono senza dubbio legate a un cambiamento della routine. «Quando andiamo in vacanza – prosegue Bertoldo – sperimentiamo una maggiore libertà del tempo che possiamo gestire come meglio ci piace. In sostanza passiamo da un tempo definito come Kronos, quindi un tempo quantitativo ovvero il tempo dell’orologio, ad un Kairos e cioè un tempo qualitativo dove si può fare la cosa giusta, la cosa che ci piace, al momento più opportuno».

La libertà, l’allentamento dalle tensioni, la disintossicazione dalla quotidianità e oggi più che mai il digital detox e quindi l’occasione di staccare dai device (computer, cellulari, social network e posta elettronica) hanno di contro il paradosso che il passaggio da tutto questo alla vita quotidiana possa diventare molto stressante.

Corpo e psiche

«I riflessi di questo stress da rientro – dice ancora lo specialista – non sono solo psicologici ma anche fisiologici, in quanto si è osservato che si verificano dei cambiamenti anche all’interno del nostro corpo. Questo stress da rientro, infatti, può portare a un aumento di cortisolo, l’ormone dello stress. Se mantenuti a lungo questi livelli elevati di cortisolo possono portare a lungo termine anche a disturbi del sonno, aumento del peso corporeo e problematiche cardiache».

Sebbene il back to work blues sia ancora oggi diffuso nella popolazione, secondo Enrico G. Bertoldo oggi viene percepito in maniera meno intensa per i cambiamenti che nel tempo si sono verificati nella società. «In passato il mese di agosto era inteso come l’unico mese dell’anno dedicato alle vacanze – precisa – quindi al rientro era chiaro che per undici mesi non ci sarebbe stato uno stacco. Oggi non è più così». Molte aziende, infatti, oggi restano aperte anche d’estate e consentono ai lavoratori di suddividere il periodo delle ferie in più momenti dell’anno. Anche lo smartworking consente di lavorare lontano da casa in mete di vacanza o di relax.

Per quanto riguarda la sintomatologia va detto che fortunatamente nella maggior parte dei casi si risolve nell’arco di una settimana o dieci giorni. Tutto dipende ovviamente da persona a persona e dal tipo di vacanza. «Tra i sintomi più classici – spiega lo psicologo psicoterapeuta – c’è il senso di affaticamento, un senso di stanchezza che non dovrebbe esserci in quanto si rientra da un periodo di riposo. L’abbassamento del tono dell’umore va così a togliere la motivazione e l’adrenalina che va ad attivarla, portando a una sensazione di stanchezza. Anche l’irritabilità è un sintomo con reazioni spropositate a stimoli irrisori. Altra manifestazione tipica è la difficoltà di concentrazione». In alcune persone possono verificarsi anche ansia o sensazioni particolarmente stressanti, oltre al malumore e alla tristezza all’idea della fine della vacanza.

«Lo stress da rientro – aggiunge Bertoldo – può disturbare anche il ritmo sonno veglia per il fatto che si passa da un regime libero a uno in cui si riprende a utilizzare la sveglia e a programmare le varie azioni del primo mattino, spostamenti compresi. Chi ha fatto viaggi lunghi può essere influenzato anche dal jet leg, ma anche da un cambio di clima repentino».

Non solo gli adulti, anche i ragazzi possono manifestare alcuni di questi sintomi al rientro. Anche per loro, infatti, la ripresa della scuola corrisponde alla sensazione di perdere la libertà, quel Kairos già accennato e che gli ha permesso di fare esperienze divertenti e coinvolgenti durante l’estate.

Fortunatamente, come detto, esistono delle strategie per affrontare lo stress da rientro, partendo dall’idea che la memoria dell’esperienza della vacanza da poco terminata può essere utile come elemento per riconquistare quella reattività, quell’adrenalina del corpo che consente di reagire a una passività. «Una strategia – conferma lo specialista – è senza dubbio quella di mantenere lo spirito della vacanza e quindi di portare avanti quelle nuove abitudini che abbiamo appreso nel tempo libero, e che abbiamo capito che ci fanno bene, e di farle nostre nella quotidianità. Se, ad esempio, mi sono abituato a fare una camminata, posso comunque proseguire con questa abitudine anche a casa».

La strategia

Un altro consiglio è quello di prepararsi in anticipo al rientro e quindi prima di partire per le vacanze avere già una strategia in modo da sapere cosa fare al ritorno.

«Se possibile – prosegue Bertoldo – ritornare con calma, magari qualche giorno prima dell’inizio delle attività, in modo da avere un riadattamento graduale alla routine, prima domestica e poi lavorativa. Altro suggerimento quello di non caricarci subito di cose. Purtroppo, spesso abbiamo una gestione della vita “on-off”, passando dal tutto a niente e viceversa».

Mantenere i contatti sociali, con persone con cui si è condiviso il viaggio o che si sono conosciute in occasione dello stesso, è un altro consiglio. «Il rientro – conclude – deve essere visto come una nuova ripartenza nella quale introdurre anche momenti di piacere e di svago senza sentirsi in colpa. Tenere un occhio aperto sul prossimo viaggio, sulla prossima vacanza, infine, può essere l’occasione per progettare, per pensare, per proiettarci verso un obiettivo nuovo di leggerezza e di tempo per noi stessi». In attesa delle prossime ferie, inoltre, si può sempre organizzare delle gite fuori porta e imparare a apprezzare Il bello delle piccole cose senza dover per forza fare il giro del mondo.

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