Como è senza confini
Il mondo sfila in città
per “Intrecci di popoli”

Per tre giorni strade, piazze e scuole sono diventate multietniche

Folla ieri pomeriggio per il corteo in centro con abiti tradizionali

Tamburi e origami del Giappone, i colori dell’Africa, le danze del sud America: per tre giorni Como è diventata una piccola Babele dove suoni, tradizioni, lingue e culture si sono mescolate in nome di quell’internazionalismo che ha fatto della nostra piccola città una messaggera di pace.

Strade, piazze, persino le scuole: grazie al festival “Intrecci di popoli”, che si è concluso ieri pomeriggio con la sfilata in abiti tradizionali, ogni angolo della città ha respirato aria di mondo. Anzi, di mondi, visto che il festival delle culture, dei gemellaggi e della cooperazione internazionale, alla sua seconda edizione, ha dato voce e visibilità a sessanta associazioni attive sul territorio, italiane e straniere.

Tutti gli eventi

Il festival, organizzato dal Comune in collaborazione con la Diocesi e il Centro servizi per il volontariato, è iniziato venerdì sera con un incontro in Biblioteca dal titolo “Intrecci di parole”.

La serata è cominciata con un monologo di Mohamed Ba, attore e drammaturgo, che ha portato in scena una critica contro quella paura, anche di se stessi, che spinge verso il razzismo, ed è proseguita con un dibattito sull’importanza della comunicazione interculturale e con un intervento della Consulta degli stranieri del comune di Como, rappresentata da Manuel Tavares Azevedo e Noura Amzil.

«L’obiettivo della manifestazione – ha spiegato il vicesindaco Silvia Magni – è quello di creare relazioni tra associazioni, la città e le istituzioni, affinchè tutti possano lavorare assieme per costruire un futuro più bello. Non si tratta, infatti, di un evento con un programma imposto, ma tutto ciò che è stato fatto viene da una programmazione condivisa».

Ma Intrecci di popoli è anche educazione dei più piccoli, che passa attraverso il gioco e il divertimento: ecco perché la seconda giornata del festival, quella di sabato, è stata quasi interamente dedicata ai bambini, che hanno potuto sbizzarrirsi con un viaggio intorno al monto a portata di laboratorio. Nove quelli organizzati nella scuola di via Perti. Si andava dalle favole dal mondo, a cura di Emergency e Altigen gruppo studenti del Politecnico, alle danze popolari palestinesi a cura di Onadekom Band, passando per la decorazione delle tazze organizzata dall’associazione Luminanda, dalla creazione di origami con l’aiuto dei volontari di Miciscirube, fino ai suoni del mondo con le musiche irlandesi e la mostra di più di 400 strumenti musicali provenienti da ogni angolo del globo. Ma sabato pomeriggio, in una piazza Cavour affollata di gente, c’è stato spazio anche per gli stand di 32 associazioni che hanno presentato i propri progetti di cooperazione internazionale, e per la musica, le mostre fotografiche e le esposizioni di prodotti dal mondo.

Sfilata multietnica

Ieri il festival si è concluso con una sfilata dei popoli in abiti tradizionali per le vie del centro è seguito un momento interreligioso dedicato alla lettura di preghiere e pensieri sul tema dell’accoglienza fatto dalle diverse comunità, e dalla Pontificale di Pentecoste in Duomo, presieduto dal vescovo Diego Coletti.

E la seconda edizione del festival non poteva che chiudersi con un momento dedicato alle città “gemelle” di Como, e in particolare con una esibizione del Coro della città israeliana di Netanya, con cui quest’anno ricorre il decimo compleanno di gemellaggio.n

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