Como, flop delle vaccinazioni contro l’influenza: 7mila in meno

Ha aderito solo il 40% delle persone a rischio

E così potrebbero ammalarsi molti più anziani

La campagna per pubblicizzare la vaccinazione antinfluenzale non è bastata. Quest’anno i comaschi non hanno risposto secondo le attese della Regione e dell’Asl. Il numero delle vaccinazioni effettuate è ampiamente al di sotto dell’obiettivo fissato, i dati non sono ancora ufficiali ma la valutazione ormai è definitiva: all’azienda sanitaria risultano vaccinate 58mila comaschi appartenenti alle categorie considerate più fragili, rispetto agli almeno 83mila che avrebbero dovuto.

Mancano ancora i dati di una settantina di medici di base su un totale di 378 in provincia ma nessuno si aspetta che possano modificare l’esito della campagna; a loro spettava il compito di proporre il vaccino alle persone maggiori di 75 anni e agli allettati, ma anche ammesso che abbiano somministrato tutti i vaccini a disposizione, si tratterebbe di duemila persone al massimo.

Nel complesso insomma siamo a 58mila vaccinati e forse non si supereranno i 60mila, mentre l’anno scorso erano stati 65mila e l’obiettivo ideale indicato da Palazzo Lombardia sarebbe stato di 90mila (vale a dire oltre il 75% della popolazione anziana e affetta da malattie croniche residente a Como o provincia).

Un costo per la collettività

«Non è andata bene, bisogna ammetterlo», dice il direttore sanitario dell’Asl, Carlo Alberto Tersalvi. L’azienda sanitaria comasca è stata delegata dalla Regione a promuovere la vaccinazione sul territorio con ogni strumento utile e secondo Tersalvi ha fatto il suo dovere: «Più che dirlo con ogni mezzo di comunicazione non potevamo fare - commenta - Spiace perché questa scelta, oltre ad avere ripercussioni dirette sulle persone che potranno ammalarsi o si sono già ammalate, e penso in particolare alle persone più debilitate, ha un costo per la collettività se pensiamo a chi sta a casa dal lavoro perché è a letto con l’influenza».

Non stupisce, in quest’ottica, che l’epidemia dall’inizio di gennaio si sia dimostrata più aggressiva sulla popolazione comasca. Da ormai quattro anni il numero delle vaccinazioni sta calando mentre l’incidenza dei contagi cresce più velocemente. Nell’ultima settimana monitorata dalla Regione, conclusa con il 15 gennaio, circa 24mila comaschi hanno già preso l’influenza quest’anno e il picco deve ancora arrivare. L’ultima impennata è prevista tra la fine del mese e l’inizio di febbraio, seguirà il calo fisiologico della curva.

L’appello dell’Asl a questo punto è rivolto a chi prende l’influenza: «Non siamo al collasso ma la situazione è ancora vicina al limite nei reparti di pronto soccorso. È importante ricordare che basta prendere un antipiretico, mettersi a letto ed eventualmente sentire il medico».

Sintomi identici ma più forti

La precisazione è quanto mai utile perché il ceppo più diffuso quest’anno in Lombardia risulta l’AH1N1, la cosiddetta “suina”, che si manifesta con gli stessi sintomi ma più intensi. «Sapevamo che c’era la suina in circolazione, per questo il virus era dentro al vaccino - spiega Fabrizio Pregliasco, esperto virologo dell’Università statale di Milano - Il virus pandemico nel 2009 adesso è stato declassato a virus stagionale e quest’anno è il principale». Ma non è la “suina” a preoccupare i medici. Peggio è la comparsa negli Stati Uniti e nel nord Europa della variante di un altro ceppo virale, anche questo già previsto nel vaccino. «È l’AH3N2 e sta circolando leggermente modificato nel 60% dei casi studiati in Nord America. Non azzera ma riduce l’efficacia della vaccinazione: significa che chi si è vaccinato potrebbe ammalarsi lo stesso».

Difficile comunque che si diffonda dalle nostre parti nella stagione in corso. «Di solito arrivano nel giro di qualche mese e a quel punto l’epidemia sarà già conclusa - spiega Pregliasco - Potremmo trovarlo l’anno prossimo, ma per quel momento probabilmente sarà già stato adattato il vaccino».

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