Como, concerti in piazza Cavour
Cavadini: «Basta polemiche»

L’assessore difende gli eventi live nel salotto cittadino ma annuncia controlli severi «L’accordo era di fermarsi alle 23. Le proteste degli albergatori? Non le capisco»

«C’è stato qualche sbaglio» ma sugli eventi serali nessuna marcia indietro: resteranno in centro perché è lì che la maggior parte dei comaschi e dei turisti ha voglia di stare. L’assessore alla Cultura Luigi Cavadini ne è convinto, almeno quanto lo è del fatto che i concerti dal vivo organizzati in piazza Cavour nelle ultime due settimane e più in generale il denso programma delle serate estive in centro non abbiano recato gravi danni ai timpani di coloro che in quelle ore volevano dormire invece di ascoltare musica.

Anche se in effetti, per sua stessa ammissione, qualcosa non è andato secondo gli accordi.

«Dovevano finire ben prima di mezzanotte - afferma Cavadini - invece i concerti dei Musicisti di Como sono andati oltre l’orario che avevamo indicato. Ne parlerò sicuramente con gli interessati e aggiusteremo il tiro. I patti vanno rispettati, su questo non ci sono dubbi».

Proprio nell’ottica di mediare tra i divergenti e ugualmente meritevoli interessi di chi abita, alloggia o va a divertirsi in centro, a Palazzo Cernezzi è stato fissato l’orario limite delle 23 per spegnere gli amplificatori così da limitare il più possibile il disturbo ai residenti o agli ospiti degli alberghi.

«Negli anni scorsi abbiamo ricevuto diverse lamentele e abbiamo cercato di tenerne conto nella stesura del calendario eventi di quest’anno chiedendo di fermare la musica prima. Possono essere le 23,10, non può essere mezzanotte come è successo», chiarisce ancora l Cavadini.

«Si è sempre detto che Como è morta - afferma l’assessore - Se spostassimo fuori anche queste occasioni, in centro, dove la gente vuole stare, non resterebbe più niente. Vanno bene i giardini a lago dove si sono già svolti diversi concerti, ma in periferia si perderebbe il valore di queste iniziative».

E poi, aggiunge, «gli stessi albergatori che oggi esprimono delle lamentele erano tra quelli che ci chiedevano di portare un po’ di vita».

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