Como: «Salvare il persico
non è impossibile»

Il pesce autoctono “chiede aiuto” per non scomparire ma per tante specie del Lario potrebbe essere già troppo tardi. A spiegarlo è Pietro Ceccuzzi, ittiologo , già all’Insubria e alla Supsi di Lugano sulle specie locali

Il pesce autoctono “chiede aiuto” per non scomparire ma per tante specie del Lario potrebbe essere già troppo tardi.

Lo teme Pietro Ceccuzzi, ittiologo con un trascorso decennale da ricercatore all’Insubria e alla Supsi di Lugano sulle specie ittiche locali. Nonostante le migliori intenzioni di chi quindici o vent’anni fa sperava di favorirne il ripopolamento introducendo le stesse specie provenienti da altri laghi, a volte prealpini, altre addirittura russi o africani, alla fine queste immissioni avrebbero ibridato i pesci comaschi fino a rendere quasi impossibile riconoscere il profilo genetico originale. Unica consolazione, il danno potrebbe essere limitato ad alcune specie. Si è salvata per ora la versione autenticamente comasca del persico, quello che la tradizione sposa con il riso. «Per aiutare il ripopolamento può bastare una pesca controllata e la tutela zone di riproduzione. È fondamentale non introdurre nessun altro persico proveniente dall’esterno», spiega l’ittiologo. La battaglia invece sarebbe persa, secondo lui, per le specie che si sono ibridate. «L’esempio tipico è quello del nostro luccio quando è stato immesso il luccio del nord Europa. Adesso rischiamo di non riuscire più a ricostruire l’originale anche con uno studio filogenetico».

© RIPRODUZIONE RISERVATA