«No all’aumento delle tasse»
Il centrosinistra contro Lucini

Una parte del Pd e i consiglieri di Paco-Sel chiedono almeno di attenuare la stangata

«Impossibile accettare la proposta del sindaco su Irpef e Tasi, vogliamo modifiche»

Como

Fuoco amico contro il sindaco Mario Lucini. Tra pochi giorni, in aula, il clima sarà bollente e - se non verranno apportati correttivi - una parte dei consiglieri di maggioranza potrebbe non votare la delibera che prevede l’aumento delle tasse.

Il centrosinistra è in subbuglio, la decisione del sindaco e della giunta di alzare al massimo l’addizionale Irpef su tutte le fasce di reddito (esenzione solo fino a 10mila euro) e di portare la Tasi da 2,5 a 3,3 (per finanziare detrazioni graduali, fino a 700 euro di rendita catastale) ha fatto esplodere le tensioni che da tempo covavano nei partiti che sostengono l’attuale amministrazione.

Un segnale chiaro era già arrivato dai sindacati (finora non ostili a Lucini), firmatari di una lettera durissima contro la stangata votata dall’esecutivo cittadino: al di là di qualche errore nei calcoli e di un annuncio mal interpretato, i sindacati chiedevano da un lato di intervenire sulle seconde case (alzando l’Imu) e in questo modo salvare dal rialzo dell’Irpef almeno i redditi fino a 28mila euro, dall’altro di intensificare la lotta all’evasione fiscale e ragionare su possibili tagli alla spesa corrente (per esempio rivedendo la gestione di alcuni servizi).

Tensione a palazzo

La novità di ieri è il pollice verso di Paco-Sel, di alcuni esponenti Pd e delle Acli. I consiglieri del Partito democratico Raffaele Grieco e Guido Rovi chiederanno «di aumentare l’esenzione totale almeno fino a 20mila euro di reddito, come hanno fatto a Milano». Il collega di gruppo Gioacchino Favara invita a tagliare «le spese inutili» rinunciano anche « qualche dirigente» e a «riorganizzare alcuni servizi» per evitare «stangate inaccettabili».

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