«Non intascavano un euro»
I perché dello scandalo Polstrada

Un sottufficiale non più in servizio a Como, spiega i motivi alla base del comportamento dei vertici e di alcuni agenti finiti sotto inchiesta

La domanda che rimbalza dall’altroieri è sempre la stessa: «Vabbé, ma cosa ci guadagnavano?».

Per quanto attiene al filone principale dell’indagine, quello che riguarda le multe fatte sparire, gli indagati non intascavano un centesimo (fermo restando il danno erariale, quantificato in circa 316mila euro): non intascavano soldi e non favorivano deliberatamente nessuno, anche se alla fine qualcuno fu, inevitabilmente, favorito (gli oltre 1400 multati che non seppero mai di essere stati “pizzicati”).

La questione è molto più banale, come spiegò davanti al pm uno dei sottufficiali della Polstrada che, in passato, aveva gestito - con ben altri risultati - l’attività dell’ufficio verbali: «Venni a sapere che dopo la mia partenza la situazione era degenerata (...) Si erano accumulati autovelox, tutor. erano state diramate disposizioni di accumulare comunque arretrato ed inviare comunque i verbali scaduti oltre i termini. Preciso che con una gestione quotidiana dell’ufficio si poteva tranquillamente rimanere entro i termini di legge per la notifica dei contesti contravvenzionali. Non ho mai avuto sentore che queste disposizioni fossero impartite per favorire dei singoli ma piuttosto sa per accumulare, come ho detto, lavoro arretrato per giustificare ulteriore richieste di personale o comunque per trasferire il lavorare ad altri e non occuparsi direttamente dell’ufficio...».

In altre parole, scarsa voglia di lavorare combinata alla necessità di mantenere alta l’attenzione dei superiori sul “sovraccarico” di lavoro dell’ufficio, e chissà che poi qualcuno non avrebbe provveduto a inviare ulteriore personale da affiancare a quello già in servizio e così tanto “oberato” da tutti quegli incartamenti da evadere.n

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