Scandalo rimborsi
Il giudice: i consiglieri
restituiscano i soldi

Prima condanna della Corte dei Conti lombarda

L’ex capogruppo Galli dovrà restituire 22mila euro

Ingiustificate le spese al ristorante e quelle per i pc

È soltanto la prima di una lunga serie di cause su cui la Corte dei Conti dovrà esprimersi di qui ai prossimi mesi (probabilmente una per ciascuno dei consiglieri indagati), ma la sentenza di condanna emessa dalla magistratura contabile lombarda nei confronti dell’ex capogruppo leghista in Regione Stefano Galli, 56 anni, chiarisce alcuni passaggi importanti per comprendere l’ “anatomia” delle contestazioni che la Procura di Milano muove a 65 tra consiglieri e assessori eletti nel 2009, quattro dei quali comaschi. Galli, lecchese, molto noto anche alla politica di casa nostra per avere in passato ricoperto il ruolo di commissario provinciale della Lega, è stato condannato a risarcire circa 22mila euro spesi dal consigliere pavese Angelo Ciocca, 30 anni, lui pure condannato.

Che c’entra Galli? C’entra come c’entra il comasco Luca Gaffuri (Pd) e come c’entrano tutti gli altri capigruppo, responsabili delle spese di ciascuno dei loro “sottoposti”, i quali erano e sono tenuti, per legge, a presentare le proprie rendicontazioni, salvo poi essere rimborsati dopo una verifica che, a sentire le procure (quella ordinaria ma anche quella contabile) non sempre rispondeva ai criteri di rigore dovuti.

Al netto delle singole voci di spesa, la storia di Ciocca è simile a quella di altri: a quella del leghista di Vercana Dario Bianchi, a quella dello stesso Gaffuri, ma anche a quelle di Gianluca Rinaldin (Forza Italia) e Giorgio Pozzi, ex assessore, lui pure Forza Italia. Ciocca chiese e ottenne rimborsi per l’acquisto di apparecchiature informatiche (1.398), per comunicazioni epistolari (13.814 euro), per affrancature postali (1.900 euro), per ristorazione e consumazioni ai bar (5.050 euro) e per giornali e stampa (1.768).

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