Senza tetto sgomberati
«Ora siamo allo sbando»

Allontanati da uno stabile nell’area ex scalo merci. «In qualche modo eravamo riusciti a sistemarci»

Como

Per i tanti senza tetto della città, la domenica è il giorno più dannato di tutti. Figurarsi se poi piove, come ieri. La bomba d’acqua è esplosa e con essa i malumori accumulati negli ultimi mesi. «Per noi non c’è mai posto, mentre agli stranieri lo Stato offre un tetto, gli paga l’abbonamento dell’autobus e li nutre spendendo per ciascuno di loro 30 al giorno».

Lo sfogo è di tre italianissimi amici, Valmi Gerion, un friulano di 55 anni che lavorava nell’edilizia ma che da mesi è in mezzo a una strada, Stefano Vannone, origini napoletane, 39 anni, gli ultimi quattro trascorsi tra il sagrato di San Francesco e un vagone in stazione, e Donato Ferri, 65, residente - come recita la sua carta di identità - “c/o casa comunale”, cioè in Municipio, secondo una formula utilizzata per tutti i cosiddetti senza fissa dimora.

Li accompagna una ex volontaria del tendone allestito, fino all’anno scorso, a Sant’Abbondio, la struttura che per pochi mesi ospitò alcuni di loro a cavallo tra il 2012 e il 2013. Si chiama Elisabetta Barigazzi e lavora alla Sisme di Olgiate: «Spero che se le cose dovessero andare male in azienda, lo Stato al quale ho pagato trent’anni di tasse non riservi anche a me lo stesso trattamento».

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