Ticosa, verso il parcheggio
Niente bonifica per risparmiare

Il Comune ha chiesto alla società Multi di prevedere vicino alla Santarella i posti auto

Ticosa, il momento del verdetto si avvicina. Nei prossimi giorni si terrà l’atteso incontro tra i rappresentanti del Comune (in primis il sindaco Mario Lucini) e quelli di Multi, la società che aveva vinto la gara per l’acquisto della maxi area tra via Regina e via Grandi.

Dall’esito di questo vertice dipende il futuro dell’operazione: accordo (sul progetto per il nuovo quartiere ma anche sulla delicatissima questione economica) oppure fumata nera per ripartire da zero, con un nuovo bando.

C’è ancora da definire anche la questione della bonifica, strettamente legata ai contenuti del nuovo quartiere.

La linea dell’amministrazione è quella di non ripulire l’ultima area, quella intorno alla Santarella, per evitare un nuovo esborso significativo (si parla di quasi un milione di euro), ma limitarsi alla “messa in sicurezza”. Operazione consentita se nella zona si realizzasse solo un parcheggio.

E qui arriviamo ai rapporti con Multi: il Comune ha chiesto alla società di rivedere parzialmente il progetto, prevedendo nell’area in questione soltanto posti auto a raso.

Non dovrebbero esserci particolari problemi, anche se il responso ufficiale è atteso - come detto - nei prossimi giorni.

La multinazionale, in sostanza, potrebbe concentrare nel resto della zona, quella già bonificata del tutto, le volumetrie (spazi commerciali per circa 9mila metri quadrati e 150 alloggi in regime di housing sociale grazie all’intervento di Cariplo con Cassa depositi e prestiti).

Il Comune, per evitare sorprese, chiederà lumi nelle prossime ore anche agli enti di controllo (Arpa e Provincia) sulla possibilità di limitarsi alla messa in sicurezza.

Se si proseguisse con Multi (scelta che consentirebbe anche di chiudere l’annoso contenzioso milionario, dall’esito incerto) e si togliesse dal piano la Santarella, il Comune dovrebbe anche decidere come utilizzare l’edificio dell’ex centrale elettrica.

Le due idee sono quella di ospitare funzioni legate all’Università dell’Insubria (la sede nel chiostro di Sant’Abbondio è a pochi passi, di fatto priva di una vera aula magna) e quella di uno spazio culturale (si è ipotizzato, per esempio, un museo dedicato alla luce).

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