Bonus edilizia: «inaccettabili le nuove regole»

L’ira delle imprese Le società edili comasche criticano lo stop alla cessione dei crediti e dello sconto in fattura. Bianchi e Imburgia con Nessi & Majocchi all’attacco: «Decreto inaspettato, in un momento di grande difficoltà»

Quarant’anni di esperienza sui territori e una specializzazione proprio nelle ristrutturazioni edilizie, l’impresa Bianchi e Imburgia di Como ha accolto con sorpresa la decisione del Governo che chiude la possibilità di cessione del credito o di sconto in fattura per usufruire dei bonus per la casa, limitando quindi drasticamente il mercato di chi potrà avvantaggiarsi dell’agevolazione fiscale.

Decisione inattesa

«Il decreto è arrivato inaspettato - spiega Alessandra Bianchi, socia nell’impresa di famiglia – in un momento in cui tante aziende sono in sofferenza per i crediti incagliati dopo aver applicato lo sconto in fattura e ancora non riescono a cederli. In questo clima di grande preoccupazione abbiamo verificato che si era manifestato, anche se di lieve entità, un calo delle ore lavorate. Ora questa sorpresa non ci voleva, dopo che comunque stato modificato proprio il superbonus con abbassamento della soglia da 110 a 90%».

Del resto il cambio delle regole in corsa è stato l’elemento distintivo della misura dei bonus. «Gli ultimi tre anni sono stati destabilizzanti per il continuo cambio di normative che ci ha messo in difficoltà anche di fronte agli impegni presi con i clienti, le persone che in questa fase di incentivi per le ristrutturazioni si facevano un loro programma finanziario per affrontare i lavori e poi questo veniva puntualmente sconvolto da cambi normativi sostanziali». Ora si volta pagina perché il cambiamento è radicale, stabilito in tempo zero, oltre che probabilmente irreversibile.

Rincari non giustificati

«Sicuramente c’è bisogno di un ritorno a una normalità che riguarda anche i prezzi dei materiali. Ogni fornitura ha subito rincari non giustificati se non dalle regole del mercato. La richiesta è stata forte e quindi ha alzato i prezzi. Ci aspettavano un clima di lavoro meno caotico, ma non misure così drastiche per imprese e famiglie. Siamo preoccupati perché le nostre imprese arrivano da anni di grande fatica e proprio la cessione del credito ha fatto in modo che molte famiglie potessero approcciarsi alla ristrutturazione della loro casa».

Ora con una situazione economica incerta e un’inflazione al 6% è davvero difficile immaginare che i privati continuino a investire nella casa con i ritmi degli ultimi tre anni. «Vero che il 110% fu un intervento “scellerato” ed è stato ragionevole ridimensionare al 90% il superbonus, ma gli altri bonus invece sono estremamente equilibrati – interviene Angelo Majocchi, titolare della storica impresa Nessi e Majocchi – ma è inaccettabile cambiare le regole del lavoro in un giorno ed è questo uno dei motivi per cui gli stranieri credono poco nel nostro sistema Paese».

Il decreto del Mef è uscito nella serata di giovedì ed è stato reso immediatamente operativo. Domani è previsto un incontro con Ance, ma sono poche le possibiltà di un cambio di rotta. «Si sarebbe dovuto concedere il tempo alle aziende per adeguarsi alle nuove regole che determineranno delle reazioni del mercato: almeno sei mesi, un anno, considerando i tempi della programmazione del lavoro».

Al momento con il 110% la Nessi e Majocchi ha aperto un solo cantiere, molto grande, a Milano e già avviato. «La norma non interviene sul pregresso e andremo avanti – prosegue il titolare – ma si genera ora una grande difficoltà per tutti i progetti programmati e non ancora avviati».

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