Campagna anti frontalieri
Il Ticino vota
sui ristorni ai Comuni

Già oggi il voto sulla mozione della Lega dei ticinesi in cui si chiede di disdire l’accordo Italia-Svizzera del 1974

Già oggi o comunque entro il 19 giugno - ultimo giorno per questa sessione di lavori parlamentari - il Consiglio nazionale metterà ai voti la mozione di Lorenzo Quadri, consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, in cui si chiede di disdire l’accordo del ’74 tra Svizzera e Italia. Ciò significherebbe addio ristorni ai Comuni (stiamo parlando sul versante ticinese di 84 milioni di franchi ovvero più di 78 milioni di euro) ed alle realtà di confine e nuove regole per la fiscalità dei frontalieri. La mozione nasce senza possibilità alcuna di essere approvata, ma certo il dibattito - che sicuramente non mancherà di animare l’aula del Consiglio nazionale - sarà una sorta di prova generale in vista della lunga campagna elettorale che porterà alla consultazione anti-frontalieri del prossimo 27 settembre. Lo ha lasciato intendere lo stesso Lorenzo Quadri, che ieri ha spiegato sui social come in piena crisi «il Consiglio federale pretende di ricominciare a rilasciare nuovi permessi G e B (i più comuni tra quelli rilasciati ai frontalieri, ndr) a partire dall’8 giugno». A fornire un assist a chi sostiene a spada tratta la consultazione del 27 settembre - Udc e Lega dei Ticinesi sono in prima fila - è arrivata ieri una lunga analisi dello stato dell’arte - e cioè del mercato del lavoro svizzero - a cura di Michael Sienthaler. «Nel 2021 - ha spiegato l’esperto rossocrociato al settimanale domenicale SonntagsBlick - la disoccupazione è destinata a raddoppiare, perché chi resta senza lavoro più di un anno ha poi difficoltà a trovare un impiego». Durante le dure settimane del lockdown, i più colpiti dalla crisi sono stati i giovani fino a 25 anni. «A lungo termine, però, la crisi colpirà tutte le fasce d’età», le parole di Michael Sienthaler. Discorso questo che riguarda da vicino anche i frontalieri. Di certo, questi saranno mesi difficili sul fronte dei rapporti di confine e non solo per le tensioni relative alla riapertura delle frontiere da parte dell’Italia a partire da domani. Al Corriere del Ticino, il consigliere nazionale e presidente cantonale dell’Udc ha spiegato che «sulla libera circolazione è ora di cambiare rotta».

«La Svizzera - ha poi aggiunto Piero Marchesi attraverso il profilo facebook istituzionale - non può continuare a dipendere dall’estero (ai primi posti della graduatoria c’è l’Italia, ndr) per manodopera e materiale sanitario. E la crisi generata dall’emergenza coronavirus ha ben evidenziato questo aspetto. Occorre tornare al più presto a pensare agli interessi del nostro Paese». È chiaro che la campagna elettorale sarà oltre che lunga anche aspra nei noti e questo perché il Governo federale ha già fatto sapere in più occasioni che il quesito dovrà essere respinto al mittente.

E questo complica e non di poco i piani di Lega dei Ticinesi e Udc, tra i primi a scagliarsi contro la decisione unilaterale dell’Italia di riaprire le frontiere da domani.

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