Como, corre il lavoro. La disoccupazione ora è soltanto al 6%

I numeri Migliorano anche le previsioni di assunzione con un +10% rispetto al dato registrato lo scorso anno. I sindacati: «Bene, ma sono troppi i contratti precari»

Con un tasso di occupazione al 67% nel 2022, +2% in un anno, e un tasso di disoccupazione sceso al 6%, a Como il lavoro è in ripresa costante. Migliorano anche le previsioni di crescita per le nuove assunzioni: +10% in questo secondo trimestre dell’anno rispetto all’anno scorso.

La manifattura

«Il lavoro sta aumentando, ci sono più opportunità di occupazione ed è questa una situazione che va letta in modo positivo. Como però resta al di sotto della media regionale per i contratti a tempo indeterminato relativi alle nuove assunzioni – osserva Sandro Estelli per Cgil Como - nell’aprile del 2022 i nuovi ingressi stabili erano al 25,6% mentre la media regionale era del 33%. Se Lecco si distingue per essere, a fine aprile 2023, la quarta provincia della Lombardia per assunzioni a tempo indeterminato, Como è l’ultima». Si tratta di una occupazione che a Como si contraddistingue per una quota significativa di precariato, al contrario di quello che sta accadendo in Italia.

«È il manifatturiero il settore che in proporzione ha una maggiore propensione a contratti a tempo indeterminato, diversamente da terziario e turismo, e continua a rappresentare il comparto che porta ricchezza in modo stabile – afferma Estelli – è sempre il manifatturiero che costituisce il pilastro portante del pil lariano. Per questo è necessario mantenere l’attenzione su questo tipo di aziende, per la stabilità e tranquillità che sono in grado di garantire».

Proprio la stabilità è al centro della preoccupazione delle rappresentanze sindacali ed è la prima sottolineatura anche per Daniele Magon, Cisl dei Laghi: «il Paese ha bisogno di persone che possano lavorare con una prospettiva adeguata. Serve un’occupazione che garantisca una buona qualità della vita e che permetta di guardare al futuro, di costruire una famiglia. Tutte prospettive che derivano da un lavoro certo».

Pur nell’incoraggiante quadro attuale dell’occupazione in Italia e a Como, per capire il reale impatto sulla vita delle persone è necessario entrare nel merito della qualità dei posti di lavoro.

«Gli indicatori positivi indicano un buon tasso di occupazione, ma non segnalano se si tratta di una piena occupazione a 40 ore a settimana oppure a meno ore, con percentuali variabili di orario, e quindi di retribuzione, che non garantiscono quelle prospettive di guadagno dignitoso che sono necessarie» fa sintesi Magon. C’è inoltre un distinguo da rilevare tra chi il lavoro lo cerca e chi ha smesso di cercarlo. «Ci sono persone che non rientrano nei dati di disoccupazione – continua Daniele Magon – in Lombardia ci sono 250mila giovani sotto i 35 anni che non lavorano e non studiano. Non risultano disoccupati perché non sono alla ricerca del lavoro. Il tema è come riuscire a raggiungerli e a integrarli nella società anche attraverso l’occupazione, la professionalizzazione e il legame con il territorio».

La qualità

Ripartire dal lavoro per tutti serve non solo a garantire inclusione sociale ma anche per conservare quei servizi essenziali garantiti da un’ampia occupazione.

«Ci sono punte nobili come il manifatturiero dove le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono sopra la media e altri contesti, come il turismo, dove la precarietà è ancora diffusa - concorda Dario Esposito sub commissario Uil de Lario - ora serve interrogarci sulla qualità dell’occupazione che si offre al lavoratore. In tante circostanze i nostri interlocutori economici e istituzionali evidenziano un mancato incontro tra offerta e domanda di occupazione perché è necessario impegnarsi sulla qualità dell’occupazione e fare un passo oltre il dato statistico».

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