Contratto del settore alimentare
Protesta davanti alla sede
di Confindustria Como

Anche a Como la manifestazione unitaria dopo il no alla piattaforma da parte di Federalimentare

Con uno sciopero di quattro ore effettuato a fine turno e con il blocco degli straordinari e della flessibilità oraria, ieri sono fermate anche a Como le aziende dell’industria alimentare, un settore che nella nostra provincia conta 65 imprese e 2.600 addetti. Al centro della protesta, proclamata a livello nazionale dai sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, c’è il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro che è stato firmato da tre associazioni d’impresa (Unionfood, Ancit ed Assobirra) ma non dalla Federalimentare aderente a Confindustria.

Sul nostro territorio, le iniziative coordinate dai sindacati hanno previsto ieri un presidio all’esterno della sede di Confindustria Como, in via Raimondi, ed un altro davanti alla Spumador (azienda del gruppo Refresco) di Caslino al Piano. Sono stati inoltre organizzati momenti di assemblea nelle fabbriche e di distribuzione di volantini.

I rappresentanti dei lavoratori sottolineano come si tratta di un settore che, anche nei difficili mesi del picco della pandemia e del lockdown, ha continuato a dare il proprio contributo, fornendo un servizio essenziale per i cittadini e garantendo l’approvvigionamento alla piccola e grande distribuzione.

«Il rinnovo del contratto – si legge in una nota sindacale - consente ai lavoratori di avere un aumento salariale di 119 euro a regime, lotta ai contratti pirata nel lavoro in appalto, ampliamento dei congedi parentali, più salute e sicurezza, rafforzamento ed universalizzazione del welfare, normativa sullo smart working, diritto alla disconnessione e tutela della privacy e del diritto alla formazione».

«I presidi che abbiamo effettuato a Como sono andati molto bene – commenta Cristina Barbaglia, segretaria della Flai Cgil di Como – con una significativa partecipazione anche di delegati di imprese che aderiscono ad associazioni che hanno firmato il contratto, per portare la propria solidarietà. Lo strappo di Federalimentare non è comprensibile – continua Barbaglia -, visto che la parte normativa è stata condivisa e che, dal punto di vista salariale, gli industriali propongono 13 euro in meno rispetto a quanto definito con le altre associazioni di categoria. Riteniamo pertanto – afferma la coordinatrice della Flai – che questa differenza così esigua non sia la vera ragione che ha finora impedito a Federalimentare di firmare: pensiamo che questo comportamento discenda dalla politica del presidente di Confindustria che vuole perseguire una rivoluzione dei contratti nazionali in cui non siano più compresi aumenti salariali, da demandare esclusivamente alla contrattazione aziendale».

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