Coronavirus, il turismo
Bonus fiscale per le vacanze
«Bene, ma non basta»

Sul tavolo del governo il pacchetto di sconti per chi ha un reddito da 7500 a 26 mila euro. Rasella (Camera di commercio): «Buona base, ancora da chiarire però le condizioni per riaprire»

Fin dall’inizio di questa emergenza sanitaria, il turismo è stato uno dei settori più colpiti ed è anche quello, per molteplici ragioni, che vede più lontana una ripartenza dell’attività.

Proprio per tentare di incentivare la ripresa, è sul tavolo del governo una proposta che include aiuti diretti per l’acquisto di pacchetti vacanza. La bozza, che è stata condivisa da vari ministeri ed è suscettibile di modifiche, prevede una detrazione fiscale delle spese del 2020 per soggiorni di almeno tre notti in strutture ricettive italiane. Il beneficio dovrebbe essere riservato ai lavoratori dipendenti e ai professionisti con un reddito compreso tra 7.500 e 26mila euro. Come dovrebbe funzionare? L’ipotesi prevede uno sgravio contributivo calcolato sulla composizione del nucleo famigliare: 100 euro per chi non ha componenti a carico, altri 100 per l’ulteriore membro, 75 per il terzo e 50 per il quarto. Si tratterebbe quindi di 325 euro di detrazione per una famiglia di quattro persone e i dipendenti potrebbero chiedere che lo sgravio sia applicato dal sostituto d’imposta già nel mese successivo all’invio della domanda.

La misura potrebbe essere presentata con il decreto di fine aprile ma anche questo punto è incerto, poiché nel governo molti si chiedono se esistano le condizioni per lanciare un provvedimento che prevede flussi turistici su larga scala già nel corso dell’estate 2020.

Gli operatori turistici spingono comunque perché arrivi qualche segnale immediato, considerando che nel periodo estivo gli esercizi ricettivi italiani concentrano il 60% del proprio fatturato.

«La misura di cui si sta parlando in questi giorni – commenta Giuseppe Rasella, membro di giunta della Camera di commercio con delega al turismo – è certamente migliorabile ed incrementabile, ma rappresenta comunque una buona base di partenza. Del resto – prosegue – anche noi operatori del Lario stiamo volgendo lo sguardo ad un turismo di prossimità per i prossimi mesi, soprattutto per tentare di tenere in vita tutta la filiera, considerando anche l’importanza dell’indotto».

Albergatori e ristoratori sono comunque consapevoli che la stagione 2020 sarà fortemente compromessa: «Il turismo italiano sarà il primo a riprendersi – continua Rasella – e per questo ci dobbiamo impegnare in un’azione di rilancio sul mercato domestico, lavorando in sinergia con le istituzioni e cercando di allungare il più possibile la stagione. Tuttavia – aggiunge -, da un lato le difficoltà economiche delle famiglie si faranno sentire anche su eventuali movimenti turistici interni, dall’altro non abbiamo ancora elementi per parlare di una riapertura e, di fatto, stiamo vivendo alla giornata, quando invece al turismo servirebbe una programmazione: quando conosceremo nei dettagli le prescrizioni cui dovrà essere sottoposto il nostro settore, allora potremo valutare se ci sono le condizioni per riaprire oppure per concentrarci subito sul 2021».

Intanto la Camera di commercio di Como e Lecco si sta muovendo con misure concrete per il sostegno alle imprese sul fronte della liquidità e dell’acquisto di strumenti per la sicurezza delle strutture.

«La situazione del nostro settore si è capovolta in due mesi – spiega Rasella -: tutte le previsioni indicavano una crescita impetuosa del turismo nei prossimi anni e questo ci ha portato a fare investimenti importanti; ora siamo tornati indietro, in un colpo solo, e ci troveremo in una fase di ricostruzione stile anni Cinquanta. Tuttavia sono fiducioso – conclude l’imprenditore – perché i tempi di recupero oggi sono molto veloci: ci vorranno comunque almeno tre anni per tornare sui livelli del 2019».

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