Energia, prezzi choc. Gli artigiani della meccanica: «La filiera rischia di fermarsi»

Costi Mario Gualco è il referente della meccanica di Cna: «Grandi difficoltà anche per le attività non energivore e l’autoproduzione aiuta ma non risolve il problema»

Rientro al lavoro difficile per le imprese anche nel settore della meccanica: il prezzo dell’energia, in particolare del gas, ha continuato a salire da luglio avvicinandosi a 300 euro a megawattora.

«Le aziende riprenderanno la produzione a fine agosto ma, anche nel confronto con altri imprenditori, non è certo fino a quando si potrà proseguire con i costi dell’energia attuali e in crescita. Eppure gli ordini ci sono» Mario Gualco, titolare dell’Officina meccanica Gualco di Erba e portavoce per l’ambito della meccanica di Cna regionale e di Cna del Lario e della Brianza, si fa interprete di una estesa preoccupazione nel settore, anche se c’è una grande differenza tra le attività del manifatturiero rispetto al consumo energetico.

«Non abbiamo tutti la stessa incidenza di quota di energia sulla produzione e ci saranno aziende che risentiranno meno di altre del rincaro dei costi energetici - spiega - ma in generale abbiamo tutti dei margini sempre più ridotti».

Si aggrava una situazione già compromessa dall’aumento dei costi delle materie prime. «Ma anche le imprese che, per dimensioni o tipologie di prodotti, consumano meno, ugualmente corrono il rischio di dover fermare la produzione perché la catena di alimentazione a monte costa troppo. Si fermeranno le fonderie. Ci sono aziende che hanno interrotto la produzione a luglio perché hanno pensato di lavorare ad agosto quando i costi dell’energia in genere sono più contenuti, per tentare di arginare rincari insostenibili».

I listini

Inevitabile che si rivedano i listini dei prezzi finali. «Così si innesca una spirale di inflazione: se non si vuole fallire è necessario caricare gli aumenti sul prodotto e aumentare i prezzi, ma così si crea inflazione con il rischio reale di comprimere i consumi perché gli stipendi non seguono questi aumenti. Il risultato è che ci si impoverisce tutti» osserva Mario Gualco.

«Il problema è politico - aggiunge - il prezzo che viene fissato per il gas, utilizzato anche per la produzione di energia elettrica, è aumentato per ragioni speculative. In questo frangente, osserviamo che Eni ha avuto un incremento di utili significativo nei primi sei mesi del 2022, un extra profitto che, da parte di una azienda partecipata dallo Stato, forse poteva essere meglio ridistribuito».

I risultati pubblicati dalla multinazionale dell’energia sono: utile netto adjusted di Gruppo 7,08 miliardi di euro nel primo semestre 2022, in miglioramento di +5,9 miliardi.

Le aziende adesso chiedono di intervenire molto rapidamente, a livello nazionale ed europeo, i tempi per un nuovo governo sono lunghi, non potrebbe essere operativo prima di novembre. Non è neanche possibile fare affidamento a breve termine sull’incremento delle fonti alternative e in ogni caso si tratta di soluzioni che possono concorrere a ridurre il peso del costo dell’energia, ma che non risolvono completamente.

L’appello

«Abbiamo installato in azienda un impianto fotovoltaico due anni e mezzo fa. Ha una resa diversa a seconda delle ore della giornata e della stagione e non sempre è nella condizione ideale per produrre energia. In questo periodo, con la migliore situazione di sole, la produzione è di circa il 20-25% per il nostro fabbisogno - racconta Gualco - l’autogenerazione di energia è una strada che si può percorrere, le soluzioni tecnologiche a basso impatto ambientale sono tante e ingegnose, adatte al nostro territorio e tutte possono concorrere a una progressiva indipendenza energetica, ma non può essere una soluzione immediata. Non ci sono i tempi e le limitazioni di tipo burocratico non aiutano».

Invece quello che serve è un intervento urgente che possa calmierare i valori in questo autunno dove invece si prevede che il prezzo del gas possa aumentare ulteriormente.

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