Frontalieri in smart working? La Lega dei ticinesi dice no: «Rubano il posto di lavoro agli impiegati svizzeri»

L’affondo de “Il Mattino della Domenica”: «Se i datori di lavoro vogliono promuovere l’home office, devono assumere ticinesi».

“Basta regali ai frontalieri”. Il “Mattino della Domenica”, il domenicale che fa capo alla Lega dei Ticinesi non ha certo usato giri di parole, andando all’attacco del tema clou di questo inizio d’anno ovvero il possibile rinnovo dell’accordo amichevole sul telelavoro tra Italia e Svizzera, ad oggi in scadenza a fine mese. Per rendere ancora più efficace il concetto, il consigliere nazionale leghista e direttore del “Mattino della Domenica” ha dedicato a questa dibattuta questione la prima pagina del domenicale, affermando senza troppi fronzoli che «se i datori di lavoro vogliono promuovere l’home office, devono assumere ticinesi».

«L’Italia ha decretato la fine del telelavoro per il telelavoro”, la chiosa di Lorenzo Quadri, che ancora una volta punta il dito contro il nostro Paese per questa decisione arrivata come un fulmine a ciel sereno. Aggiungendo che “di sicuro il Ticino non ha bisogno di frontalieri in home office». «Gli operai edili non possono lavorare da casa e così gli infermieri - la chiosa di Lorenzo Quadri -. A poterlo fare sono gli impiegati del settore Terziario. Ovvero un settore in cui la manodopera ticinese è semmai in esubero».

Chiara la provocazione a meno di tre mesi dalle elezioni cantonali in vista delle quali inevitabilmente le dinamiche e le tematiche di confine rappresentano un argomento clou. Il vero nocciolo della questione è capire però se esistono i presupposti per un rinnovo dell’accordo da qui alle prossime due settimane. Altrimenti si verrebbe a creare una situazione davvero complessa per molti frontalieri, i quali dovrebbero rivedere la propria modalità di lavoro oltre naturalmente alle ripercussioni fiscali che la fine dell’accordo amichevole sull’home office comporterebbe. Sindacati, associazioni imprenditoriali (ticinesi), Camera di Commercio e Regio Insubrica si sono mossi in via ufficiale già da giorni chiedono un segnale di continuità al nostro Governo ed al Consiglio federale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA