Frontalieri, meno vincoli sul lavoro

Il Consiglio di Stato ticinese ha bocciato la norma introdotta per monitorare i lavoratori stranieri - Sullo sfondo lo spauracchio dell’impennata del prelievo fiscale a carico dei lavoratori italiani

Cade e in maniera fragorosa l’ultimo diaframma che separava Italia e Svizzera dalla tanto sospirata firma dell’accordo fiscale.

Ieri il Consiglio di Stato a trazione leghista ha bocciato a maggioranza la proposta di tenere accesa la fiammella del casellario giudiziale, fastidiosa misura introdotta dal Governo di Bellinzona per monitorare i cittadini stranieri - in primis i lavoratori frontalieri - che richiedono il rilascio e il rinnovo dei permessi di dimora (B) e per lavoratori frontalieri (G).

Si torna all’antico

Ciò significa che si tornerà all’antico: accanto all’autocertificazione, la presentazione del certificato penale avverrà solo su base volontaria. Una decisione quella del Consiglio di Stato che ha mandato su tutte le furie i ministri Norman Gobbi e Claudio Zali, entrambi esponenti della Lega dei Ticinesi.

L’obbligo sistematico di presentare l’estratto del casellario giudiziale era stato introdotto dal Ticino dall’aprile del 2015 «a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica».

«La necessità di favorire la forma dell’accordo sulla fiscalità ha convinto il Consiglio di Stato a valutare un riorientamento della misura straordinaria che prevede l’obbligo sistematico di presentare l’estratto del casellario giudiziale», si legge nella nota diffusa ieri pomeriggio dal Consiglip di Stato. In realtà già dai minuti immediatamente successivi alla clamorosa decisione del Governo di Bellinzona, dal vicino Cantone è stato agitato lo spauracchio dell’aumento, anzi dell’impennata delle tasse a carico dei frontalieri, prima conseguenza del nuovo accordo fiscale.

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