Frontalieri, primo sì
all’accordo fiscale
Garanzie sui ristorni

Ieri l’approvazione del Consiglio nazionale che conferma il doppio binario per l’imposizione. Ora tocca a Roma: dall’8 marzo l’esame in Parlamento

Nessuna sorpresa, ieri mattina, in Consiglio nazionale - la Camera “bassa” del Parlamento svizzero - dove il nuovo accordo sull’imposizione dei frontalieri è stato approvato a larghissima maggioranza (189 voti a favore, 4 contrari e 2 astenuti). Senza sorprese anche la bocciatura della proposta di sospensione presentata dal deputato ticinese dell’Udc Piero Marchesi, che chiedeva di congelare l’accordo fino al depennamento della Svizzera dalla black list del ’99 nonché al via libera (da parte dell’Italia) all’accesso degli operatori svizzeri al mercato finanziario italiano. Lo scorso 13 dicembre anche il Consiglio degli Stati - la Camera “alta” del Parlamento - aveva già dato il nullaosta al nuovo accordo fiscale.

Il Consiglio nazionale ha dunque ritenuto che l’accordo “è vantaggioso” per la Svizzera, bollando come “non ricevibile” la proposta del deputato Udc (sostenuta anche da Fabio Regazzi e Marco Romano) che non avrebbe fatto altro che “irrigidire la posizione dell’Italia”.

In buona sostanza la Camera “bassa” del Parlamento ha ribadito la bontà dell’intesa, in particolare per quei Cantoni che hanno rapporti diretti con l’Italia (Ticino, Grigioni e Vallese). L’agenzia di stampa svizzera Keystone ha raccolto in particolare il parere della deputata dei Verdi, Greta Gysin, che ha fatto notare come «l’accordo con l’Italia, pur non essendo perfetto, porta miglioramenti alla situazione attuale e in particolare un maggior gettito fiscale generato dalla maggior imposizione sui frontalieri, specie quelli che entreranno in Ticino dopo l’entrata in vigore del testo». In buona sostanza, è stato richiamato il “doppio binario” che rappresenta uno dei pilastri dell’accordo, con i “vecchi” frontalieri che manterranno lo status quo anche dopo l’entrata in vigore del nuovo accordo, fissata per il 1° gennaio 2023. Greta Gysin ha parlato di «accordo più vantaggioso rispetto alla versione del 2015».

La parola passa ora all’Italia, dove l’8 marzo dovrebbero cominciare le prime audizioni, come annunciato dal senatore varesino del Partito Democratico, Alessandro Alfieri. E proprio il senatore Alfieri - incontrando i sindaci dell’Alto Varesotto - ha parlato del nuovo accordo tra Italia e Svizzera, destinato a rappresentare «il primo esempio di federalismo fiscale» del Belpaese. Nel dettaglio, insieme alla garanzia per i ristorni, Alessandro Alfieri ha anche annunciato l’istituzione di un «fondo fiscale per le infrastrutture e per lo sviluppo economico-sociale».

Da registrare infine le dichiarazioni dei deputati leghisti Matteo Bianchi, Silvana Snider e Eugenio Zoffili che in una nota hanno rimarcato il fatto che «la Lega intende assicurarsi che le risorse ai Comuni di confine siano garantite in misura almeno pari a quanto ricevono oggi dai ristorni, eliminando (dettaglio di assoluto rilievo) anche il riferimento del 4% in rapporto alla popolazione».

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