Holcim in difficoltà
Manca ammoniaca
per il cemento

Ucraina e Russia principali produttori. Possibili ricadute su tutta la filiera delle costruzioni. Energia: l’azienda valuta di investire sulle rinnovabili

Il momento di picco positivo, almeno fino a febbraio, di ordini per l’edilizia e le costruzioni, si incrocia con il caro energia e la difficile reperibilità di materiali. La mancanza di acciaio, vetro e materiali per i sistemi cappotto potrebbe portare anche al blocco lavori. Eppure la prospettiva per il futuro, soprattutto nel settore pubblico con i cantieri previsti dal Pnrr, è positiva. Non fosse che mancano anche i componenti per il cemento. «Una mancanza che impatta sia direttamente sulla nostra attività che indirettamente, in quanto ha effetti sull’industria delle costruzioni nel suo complesso» è il commento di Lucio Greco, amministratore delegato di Holcim, group company con sede a Merone, leader nella produzione di cemento.

«Utilizziamo anche materiale da riciclo che ci renderebbe indipendenti dalle importazioni e dal caro materiali e le alternative non mancano, ma resta irrinunciabile l’ammoniaca che deriva dall’urea e che importiamo per gran parte dall’Ucraina e dalla Russia. Lo stesso accade con il solfato ferroso. Sono entrambi correttivi ambientali del cemento irrinunciabili. In entrambi i casi la produzione più importante è proprio in Ucraina e ora, oltre a costare dieci volte di più, sono materiali dei quali c’è fortissima scarsità» aggiunge Greco.

Ma l’impatto negativo non è solo dovuto al costo e reperibilità dei materiali che concorrono alla produzione. Ci sono settori limitrofi che riversano la crisi anche sul settore cemento.

Per esempio la scarsità della carta dovuta ai costi di energia sta riducendo la disponibilità di sacchi per il confezionamento del cemento. Un problema che potrebbe acuirsi: solo una decina di giorni fa Cartiera Mantovana ha deciso di sospendere la produzione per gli alti costi dell’energia.

La logistica

Un altro fronte in profonda crisi è quello dei trasporti. «La logistica costituisce in prospettiva un grande problema per la nostra azienda - continua Lucio Greco - fino ad ora il Governo non ha fatto molto per i trasportatori in difficoltà per l’aumento del carburante e in particolare dell’AdBlue. C’è un rischio davvero alto per l’impatto negativo che potrebbe avere un blocco dei trasporti sulle aziende e in particolare per la vendita del cemento e il ricevimento dei materiali».

L’approvvigionamento e anche la spedizione dei prodotti avviene per il 90% su gomma. «Abbiamo ragionato sulla possibilità del treno ed è nostra intenzione implementare questa possibilità sulle lunghe distanze - continua Greco - dalla Svizzera riceviamo il clinker attraverso un sistema misto treno e gomma, ma la sola rotaia non è efficiente per le distanze brevi, come sono quelle della maggior parte delle nostre consegne».

Le misure

Con i recenti decreti, Sostegni-ter e bollette, il Governo ha cercato di porre rimedio: all’industria è stata garantita una riduzione del costo dell’energia del 20% sotto forma di credito di imposta per il primo semestre del 2022 ma l’ulteriore impennata dei costi dell’energia ha vanificato questa misura portando i margini operativi ad azzerarsi e ponendo nuovamente il comparto del cemento di fronte al rischio chiusura.

Fra le misure strutturali allo studio, quella dell’Electricity Release metterebbe a disposizione delle imprese energivore l’energia rinnovabile, finanziata e incentivata da anni dal sistema a un costo competitivo. «Questo beneficio - conclude Lucio Greco - consentirebbe al settore del cemento di investire nelle energie rinnovabili come fotovoltaico ed eolico riconvertendo gli oltre mille ettari di cave esaurite di cui il settore dispone».

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