«I soldi? Aiutano
a diventare liberi
A lezione da Trump»

Alfio Bardolla, 46 anni, originario della Val Chiavenna, ha creato da zero un piccolo impero nella formazione. «Il successo? Intelligenza e cultura non sono decisive»

La sua mission è spiegare come diventare ricchi (e felici) raggiungendo la cosiddetta libertà finanziaria. Ovvero lo status in cui si guadagna più di quel che serve per il proprio stile di vita. Lui, Alfio Bardolla, 46 anni, chiavennasco di origine, financial coaching di professione, è la prova vivente di ciò che predica. Papà ferroviere, mamma casalinga, ha costruito un piccolo impero nel campo della formazione e la sua società, da due anni, è quotata all’Aim Italia, il listino che la Borsa ha destinato alle piccole aziende. Non solo, Bardolla è anche un saggista di successo, uno dei suoi libri più fortunati - “I soldi fanno la felicità”- ha venduto oltre 150mila copie e ai suoi meeting partecipano migliaia di persone. Un guru? No, un coach.

Cominciamo da qui, in cosa consiste la sua professione?

Sono un allenatore finanziario, aiuto le persone a prepararsi per ottenere risultati in tre aree della vita che sono in relazione con i soldi: la prima riguarda il produrli, la seconda la loro gestione in autonomia e la terza le strategie per proteggerli, conservarli nel tempo con buoni rendimenti. La finanza personale è una disciplina nata all’inizio degli anni ’80 negli Stati Uniti, ormai molto nota e con una documentazione importante. Il libro più famoso è “Rich Dad Poor Dad “ del 1997 di Robert Kiyosaki e Sharon Lechter, 58 milioni di copie in tutto il mondo.

Chi si rivolge a voi?

In genere si tratta di persone che hanno visto la propria professione abbassare le prospettive di guadagno, magari fanno il loro lavoro con passione ma sono a rischio, vedono il mestiere trasformarsi e hanno paura. Nei nostri corsi capiscono che devono poter produrre denaro in una maniera diversa. Uno degli esempi possibili è quello del dentista, un lavoro prestigioso, ma che ora con nuove aziende sui mercati e disponibilità di cure a prezzi più bassi, rischia di perdere una parte della clientela. Un altro caso tipico è quello dell’insegnante, un lavoro importante dal punto di vista sociale ma con il quale una persona non potrà mai diventare libera finanziariamente, a meno che non si valutino tecniche che permettono di aggiungere una nuova entrata, e allo stesso tempo di gestire meglio e proteggere il capitale.

Può definire il concetto di libertà finanziaria?

Diciamo che la libertà, dal punto di vista finanziario, si raggiunge quando si hanno entrate superiori alla cifra necessaria per gestire il proprio stile di vita, che è diverso per ognuno. Ci sono persone che guadagnano e spendono 30mila euro al mese, ma se sospendono il lavoro perdono completamente la capacità di produrre reddito. Quello che è invece importante è creare entrate che arrivino in modo automatico. L’esempio più semplice è comprare una casa e metterla in affitto per produrre una entrata che è sproporzionata al tempo e alla fatica impiegata per produrla. Paradossalmente è più facile essere liberi finanziariamente se si ha uno stile di vita da 1200 euro al mese e ci si crea una entrata automatica da mille euro piuttosto che se si ha un alto tenore di vita.

Come si riesce a costruirsi delle risorse “automatiche”?

Le strategie possibili sono in quattro settori. L’immobiliare, che non è solo acquisto ma anche l’affitto per il subaffitto; il trading, comprare e vendere sui mercati finanziari; le operazioni di marketing e, da ultimo, le royalties, le entrate da opere di ingegno. Per esempio, ho 12 proprietà da cui ricevo un affitto, ho scritto 7 libri per i quali percepisco i diritti di autore, ho creato un gioco, faccio attività di trading e tutto questo mi permette di smettere di lavorare.

In realtà si trasforma la relazione con il lavoro: tra flessibilità e sicurezza quale modello si propone?

Il lavoro dovrebbe essere totalmente flessibile, cercando di proteggere le persone con difficoltà oggettive. Di fatto gli imprenditori cercano dipendenti, il problema che spesso non li trovano con le competenze di alto livello che il mercato richiede. Il tema non è se il lavoro c’è o no e con quali regole, ma come saper adeguare la propria professionalità ai cambiamenti.

Lo studio che valore ha?

La formazione accademica non è indispensabile per il tipo di attività che propongo, serve più una intelligenza che apprende dall’esperienza di chi si è sperimentato ed è riuscito in quei settori. Per esempio seguendo i corsi di imprenditoria e gestione del patrimonio di Donald Trump per imparare da lui che, nella vita, ha comprato e venduto immobili.

Ha frequentato i corsi che Trump teneva anni fa?

Sì e l’ho conosciuto in occasione dei suoi corsi e per precedenti motivi di lavoro, quando ancora lui si occupava di immobiliare e prima che diventasse famoso per il reality show The Apprentice. Di recente, a fine agosto, sono stato invitato alla Casa Bianca per la presentazione dei siti della White House Historical Association e ho avuto anche modo, eccezionalmente, di entrare nella sala Ovale.

L’esempio suggerisce che per fare business serve soprattutto un talento naturale, i corsi riescono a supplire?

Per la mia esperienza non serve intelligenza, purtroppo, né cultura, ma costanza, testa bassa verso gli obiettivi, gestione del proprio stato emotivo, gestione della paura e capacità di continuare a imparare dall’esperienza di chi ha già ottenuto dei risultati e su quella costruire la nostra.

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