Il metalmeccanico sorride
«Esportiamo qualità»

È il settore che usa maggiormente gli impianti dalla congiuntura di Unindustria. Buoni segnali anche per legno e chimica. Ma il tessile è più a rilento

Febbraio è un mese che fa sorridere soprattutto il comparto metalmeccanico. Ma anche l’industria chimica respira. E ci sono esempi positivi anche nel legno, mentre il tessile resta più fragile.

Le testimonianze degli imprenditori sono nel segno della congiuntura di Unindustria Como, con quella fiducia sottolineata dal presidente Fabio Porro.

Con diverse sfumature e un dato comune: la schizofrenia di un mercato che cambia molto rapidamente.

Gottfried Huhn della BT Technik di Orsenigo porta il suo esempio di impresa metalmeccanica, ma viene anche dal Consiglio del gruppo pochi giorni fa: «Sì, i primi due mesi sono più positivi - spiega - per chi esporta e non si basa sul mercato interno. Il tutto però - aggiunge - sempre accompagnato da un’altissima incertezza». Soprattutto, si restringe l’orizzonte temporale degli ordini, accentuando una tendenza già apparsa negli ultimi anni: «C’è una difficoltà estrema a capire come sarà il prossimo trimestre. Purtroppo quando accade nel mondo in termini di geopolitica poi non aiuta». Un antidoto, un modo per resistere meglio in questa fragilità? «Temo non esista - risponde Huhn - Ognuno nel suo settore deve farsi valere per concretezza e per affidabilità, per qualità dei prodotti e dei servizi, ogni giorno. Fondamentale poi i rapporti con i clienti e con i fornitori».

Un’aria più fiduciosa tira anche nel settore chimico. Lo rimarca Giuseppe Rigamonti della Akzo Nobel di Como: «Lo scenario rimane e rimarrà su livelli di crescita molto contenuti: insomma, quelli registrati in altre epoche ce li possiamo dimenticare. Ma l’inizio dell’anno è stato positivo, persino su livelli leggermente superiori al 2015».

Meno rosee queste settimane per il tessile, come testimonia Graziano Brenna della Tintoria Filati Portichetto: «Dopo un gennaio discreto spiega - c’è stato un rallentamento progressivo e poi si è tornati a una settimana buona e una meno, poi una brutta. Anzi, a volte la differenza è di giorni».

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