In Canton Ticino stipendi tre volte quelli comaschi. «Le nostre aziende in sofferenza»

Il caso delle storiche Officine Brügger di Como, ventiquattro dipendenti. «Alla concorrenza svizzera si aggiunge la carenza di tecnici sul mercato»

In via Borsieri a Como, a pochi chilometri dal confine con la Svizzera, l’Officina Meccanica Brügger Omb è un’azienda specializzata nella produzione conto terzi di particolari di meccanica di precisione con 24 dipendenti, che, fondata oltre 100 anni fa da Saverio Brügger e oggi guidata da Saverio Lietti, che con il nonno condivide il nome, è alle prese con la ricerca del personale, introvabile in buona parte anche a causa dell’opportunità di guadagno che il paese oltre confine rappresenta per tecnici, operatori e programmatori di macchine utensili a Cnc.

Il confronto

«Ci vorrebbe più attenzione da parte dello Stato; la diversità negli stipendi dipende da legislazioni diverse perché i costi che le aziende devono sostenere sono simili sia in Italia sia in Svizzera» dice Lietti e Mario Moroni, dirigente della Brügger, a sua volta aggiunge che, nella competizione con la Svizzera, un’azienda italiana parte perdente e si trova a cercare da sola strumenti alternativi per attrarre o trattenere il personale.

«La doppia imposizione fiscale approvata recentemente frenerà certi aspetti e sarà un passaggio fondamentale, ma quello della mancanza di manodopera è un problema da prendere più alla larga» spiega.

Essendoci da tempo uno squilibrio fra domanda e offerta di lavoro, la vicinanza con la Svizzera ha un effetto amplificatore del problema e aggrava una problematica che esiste a prescindere per tutto il settore manifatturiero.

«Ci sono professioni che strutturalmente deficitano di lavoratori - è il caso per esempio del campo meccanico e manifatturiero - e i giovani che hanno iniziato un percorso formativo di questo tipo hanno una sorta di tutela di fatto nel mondo del lavoro; avranno grande facilità a trovare un’occupazione e saranno pagati molto di più dei loro coetanei che prendono strade diverse in altri settori. Ai ragazzi che arrivano da noi in stage faccio sempre presente che se si impegnano e concludono con successo la scuola in un certo senso hanno vinto un terno al lotto e devono saper sfruttare o per lo meno tenere in considerazione, queste opportunità».

È necessario però puntare su una migliore strategia di comunicazione in grado di sottolineare maggiormente questi aspetti e spiegare qual è la realtà attuale del lavoro in fabbrica che è ben diversa dagli stereotipi che influenzano negativamente giovani e famiglie.

«Trovo che il nostro sia un lavoro molto appagante, estremamente interessante e ricco di stimoli - continua Moroni - Occorre ritrovare la capacità di attirare fin dall’inizio le persone in questo settore di lavoro anche facendo leva sul fatto che le attitudini di un buon tornitore o di un buon fresatore sono legate ad un’intelligenza pratica e a una creatività manuale che va apprezzata».

La sfida

In questo contesto la ricerca dei collaboratori è un tema sempre aperto nell’agenda degli imprenditori. «In questi mesi, per quanto siano stati casi eccezionali - continua Lietti - sono riuscito a intercettare e far rientrare da oltre confine due lavoratori assunti ora in Brügger e sono sempre alla ricerca di lavoratori; mi capita però di parlare con candidati che arrivano da altre parti d’Italia e che sono interessati sia al tipo di mansione offerta, sia alla proposta economica, ma poi si scontrano con costi della vita inaspettati per chi non conosce il territorio. A Como, e in generale sul lago, la dinamica che riguarda i prezzi degli affitti è fuori controllo. Qui sì potrebbe arrivare una risposta da parte di chi governa il territorio. Si tratterebbe di individuare la possibilità per offrire alloggi a prezzi calmierati finalizzati a richieste lavorative e legati a determinate condizioni, con costi che escano dalle dinamiche del mercato per garantire una soluzione funzionale e trasversale».

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