Industria, aria di ripresa
Tornano a crescere ordini e fatturato

I dati di febbraio per Como, Sondrio e Lecco indicano qualche segnale positivo per le imprese. Previsioni di cauto ottimismo per l’immediato futuro

Febbraio fa intravedere la primavera nell’industria lariana, con gli ordini che salgono per iquasi il 40% delle imprese. «I dati - commenta il presidente di Unindustria Como Fabio Porro - lasciano intravedere qualche piccolo segnale positivo. L’aumento della domanda e del fatturato, quest’ultimo per la metà degli intervistati, è sicuramente un dato confortante».

Aspetti che rincuorano, insomma, dopo mesi di venti poco favorevoli, ma che allo stesso tempo incitano l’associazione a chiedere al Governo una profonda e continua politica industriale.

L’analisi è stata elaborata nell’ambito dell’Osservatorio rapido condotto dai Centri Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Unindustria Como. Viene fotografata una maggiore tendenza alla stabilità, ma allo stesso modo qua e là si respira aria di lieve crescita.

Partendo dalla domanda, che risulta più intensa per quattro imprese su dieci, sia a livello italiano (39,7%) sia all’estero (38,6%). Gli ordini sono in calo invece per un’azienda su cinque: il 20,6% per gli scambi in Italia e il 21,1% per le esportazioni.

La produzione appare nel segno della stabilità, visto che opta per questa tendenza il 58,7% degli intervistati. Comunque abbastanza alta la quota di chi registra degli aumenti (27%), praticamente il doppio in confronto a chi parla di un andamento contrario.

Il tasso di utilizzo medio degli impianti arriva al 79,7% e risulta in leggero aumento rispetto all’ultima indagine (77,6% in novembre).

Anche il fatturato cresce secondo la metà delle imprese del campione: cala per il 18,8% ed è stabile per il 31,2%.

Ma come vedono il futuro gli industriali del territorio? Oltre la metà opta per uno scenario che non verrà modificato, le aspettative di crescita sono comunque superiori a quelle di frenata. Di sicuro, un problema che preoccupa – oltre l’insolvenza – è il portafoglio ordini: si naviga a vista, tanto che per l’80% degli imprenditori non si va sopra i tre mesi. Questa incertezza incombe sulla “primavera”, insieme ai rincari delle materie prime. E poco si muove anche sull’occupazione, che per i prossimi mesi viene prevista stabile (82,3%).

Se bisogna tuttavia cercare i germogli, bisogna tornare sul fronte degli ordini. Sia per il mercato nazionale sia per quello estero solo una minoranza parla di calo. In Italia, il 39,7% del campione registra stabilità, il 39,7% un aumento, all’estero la stabilità è indicata dal 40,4, il 38,6% sostiene di aver registrato un incremento. In questo contesto un miglioramento per le prossime settimane è previsto dal 31,7% delle imprese, solo il 12,7% teme un rallentamento.

Il risultato - osserva il presidente Porro - «ci rincuora rispetto a un contesto internazionale dove ancora prevalgono le incertezze causate non solo dalla nuova ondata di attacchi terroristici, ma anche per le tendenze protezionistiche di alcuni Stati che, per un Paese grande esportatore come il nostro, rappresentano una preoccupazione in più». Ecco perché non si può smettere di chiedere una politica industriale forte: «Vogliamo che la questione resti al centro del dibattito politico perché essa rappresenta l’unico strumento per una vera crescita economica ed occupazionale, fondamentale per abbattere le disuguaglianze sociali e rendere davvero moderno ed efficiente questo Paese».

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