Le chiavi che tutelano i dati
Startup comasca,
progetto europeo

L’iniziativa A Como l’incontro di Random Power con investitori, aziende e università. Caccia: «Ora un anno di lavoro per arrivare alla produzione dei chip con la nostra scheda»

«La sinergia e l’entusiasmo sono alle stelle». Sono stati due giorni importanti quelli appena trascorsi per Random Power, progetto nato in seno all’Insubria grazie a un’intuizione del docente di Fisica sperimentale Massimo Caccia.

Nella sede di via Valleggio si sono incontrati i partner europei e comaschi: un’occasione per fare il punto, discutere delle questioni aperte e partire di slancio.

Gli arrivi dall’estero

Presenti i rappresentanti di diverse aziende, per esempio la Nagra Kudelski, realtà svizzera con oltre 3mila dipendenti, e la Seco di Arezzo, eccellenza nel campo dell’innovazione tecnologica. Seduti al tavolo anche i componenti dell’E4 emiliana, di Weeroc, compagnia nata dall’istituto nazionale di fisica nucleare francese, e di Imasenic, piccola design company di microchip con sede a Barcellona. Infine, oltre all’Insubria e all’università di Cracovia, erano a Como anche i rappresentanti della fondazione Bruno Kessler, un polo d’eccellenza della ricerca.

«Le realtà coinvolte sono “stellari” – commenta Caccia – è un’iniziativa in cui credo molto: la parte scientifica e industriale sono riuscite a mescolarsi bene».

Il progetto si occupa di chiavi segrete, protocolli e algoritmi di cifratura: è la crittografia, in grado di difendere le comunicazioni e i dati sensibili dagli attacchi di hacker e malintenzionati. Di recente, l’applicazione comasca ha guidato un consorzio internazionale nella presentazione di un progetto selezionato e finanziato con due milioni di euro dai valutatori di Attract, iniziativa nell’ambito dei programmi della Commissione Europea a supporto di ricerca e innovazione.

«Nei prossimi due anni e mezzo – continua Caccia – vogliamo andare a miniaturizzare la scheda, mettendola in un chip: il passaggio successivo sarà inserire le funzionalità adeguate, trasformandola in una “cassaforte” che genera, custodisce e distribuisce le chiavi crittografiche. Vorremmo mandare in produzione il disegno del chip fra un anno».

Studiando i rivelatori di singoli fotoni in silicio e le loro proprietà, determinate dalla natura quantistica della materia, Caccia ha avuto l’intuizione di “catturare” gli impulsi elettrici endogeni casuali e trasformarli in una sequenza temporale binaria, 0 o 1, ma imprevedibile.

Per capire il funzionamento, si può immaginare il lancio di una moneta, con testa che corrisponde a 0 e croce a 1, ma con la possibilità di effettuare un milione di lanci il secondo, e con le leggi fondamentali e inviolabili della meccanica quantistica a proteggere il sistema da possibili alterazioni. Il tutto in una “pillola” di silicio, capace di generare un flusso praticamente infinito di bit casuali che alimentano sistemi di sicurezza informatica, simulazioni numeriche, l’addestramento degli algoritmi d’intelligenza artificiale.

Il percorso

Il percorso compiuto ha portato alla realizzazione di un primo prodotto, una scheda elettronica di dimensioni inferiori a una carta di credito in grado di essere connessa a ogni computer, generare e trasmettere flussi di bit causali e infiniti. Uno dei prossimi obiettivi è appunto la miniaturizzazione del dispositivo, l’integrazione in un chip e la progettazione e realizzazione di un dispositivo ad alto flusso di bit.

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