Meno lavoratori in cassa integrazione
A como in un anno sono diminuiti di 1.200

La Uil del Lario ha diffuso i dati relativi al ricorso agli ammortizzatori sociali

In provincia fanno eccezione solo il settore edile e il tessile. «Metalmeccanici in ripresa»

La discesa della cassa integrazione continua e questo conferma le sensazioni più positive per l’inizio dell’anno. Ma ci sono delle differenziazioni, messe in luce dalla Uil del Lario.

Il rapporto diffuso in queste ore è insomma nel segno di una rassicurazione progressiva sull’economia lariana e sul lavoro. Si fa sempre meno ricorso agli ammortizzatori sociali, anche se non si vedono soltanto luci all’orizzonte: a Como il calo è del 40,9% da gennaio a marzo, a Lecco del 30,3%.

«La cassa integrazione diminuisce in tutti settori produttivi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente nelle due province - precisa il segretario Salvatore Monteduro - tranne che nell’edilizia per quanto riguarda le aziende comasche». Un comparto, quest’ultimo, che sta ancora aspettando di respirare nella concretezza dei dati una ripresa finora solo avvertita come sensazione.

La situazione trova analogie con i lecchesi, ma anche qualche differenza. Ad esempio, nell’industria comasca la cassa cala del 39,3%, a Lecco cresce del 13,2%. L’edilizia invece in quest’ultima provincia ha un lieve miglioramento e vede meno ore per il 14,9%, mentre in terra comasca aumenta ancora inesorabilmente del 61,2%. Per l’artigianato, in entrambe le zone si parla di un vistoso -100%. Percentuale uguale a quella del commercio lecchese, con Como che registra un calo più attenuato, del 58,6%.

L’eccezione si riscontra sulla cassa ordinaria per il settore tessile: +60% per i comaschi, +905% per i lecchesi. Qui ancora la fragilità si respira per quanto riguarda il lavoro.

Resta però rilevante in generale la diminuzione dei lavoratori in cassa integrazione nel primo trimestre 2018: Como -1.159, Lecco -217, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

«Il terzo rapporto Uil del Lario, comunque conferma la flessione della richiesta di cassa integrazione totale da parte delle aziende comasche e lecchesi - osserva Monteduro, pur rilevando - Ancora una volta è da sottolineare che i dati sono carenti delle ore autorizzate di Fis e altri Fondi di Solidarietà, dati non diffusi dall´Inps, oltre alle prestazioni erogate dal Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato».

«Inoltre – fa notare sempre il segretario - nell’analisi della cassa integrazione l’abrogazione della cassa in deroga ha fortemente inciso, quantitativamente, sui dati nel passato e, dall’altra, l’introduzione di un costo più elevato della straordinaria».

Ma anche con questa precisazione di rilevazione, il quadro rimane più confortante del passato. La differenziazione dovuta a due vocazioni primarie per le province rimane: «Se si può parlare di una ripresa economica più marcata per le imprese metalmeccaniche, non lo è allo stesso modo per quelle tessili, che continuano a vivere una situazione negativa o quanto meno di debolezza del mercato».

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