Salari troppo bassi ai lavoratori. In Svizzera è irregolare un’azienda su sei

Il bilancio dei controlli oltre confine focalizzato sulle aziende con sede legale all’estero

Sono dati di grande interesse, anche per le dinamiche transfrontaliere, quelli diffusi ieri dalla sempre solerte Segreteria di Stato dell’Economia - la Seco - nell’ambito degli oltre 37 mila controlli direttamente connessi alle condizioni salariali. Nel dettaglio, è emerso che un’azienda “in distacco” su sei ha dato corso lo scorso anno a stipendi definiti troppo bassi. Il tutto dentro il quadro normativo dei Contratti collettivi di lavoro. E qui va fatta una puntualizzazione su queste aziende, con sede e base operativa e legale all’estero, ma che operano “in distacco” sul territorio federale e che dunque sono soggette ai Contratti collettivi di riferimento.

Chiaro dentro questo contesto il filo diretto con la libera circolazione delle persone, sempre con la Seco che ha rimarcato come «nell’ambito delle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione Europea, gli organi d’esecuzione hanno esaminato la situazione di 165.845 persone (+20%)».

Inevitabile vista la contiguità con il territorio italiano - in primis con le nostre province di confine - un riferimento al Ticino ed ai principali Cantoni di confine, a cominciare da Ginevra. Sono loro ad aver registrato il maggior numero di controlli. Il computo finale dei controlli ha interessato il 7% dei datori di lavoro svizzeri, il 27% dei lavoratori distaccati nonché il 32% dei prestatori di servizi indipendenti. «L’obiettivo di 35 mila controlli stabilito nell’ordinanza sui lavoratori distaccati è stato così superato», ha rimarcato la Seco, aggiungendo un altro elemento di grande interesse, legato alla lotta al lavoro nero. «In questo ambito, i controlli aziendali sono aumentati del 14% (13.761) e quelli di persone del 23% (41.925), superando anche il livello pre-crisi del 2019 - si legge nel report federale - lo scorso anno, i controlli si sono concentrati ancora una volta sui rami accessori dell’edilizia, sul settore alberghiero e della ristorazione, sul commercio e sul ramo principale dell’edilizia. In seguito ai controlli, nel 2022 gli organi cantonali preposti hanno trasmesso un totale di 13.147 casi sospetti alle autorità competenti, il che rappresenta una diminuzione minima di circa l’1 % rispetto al 2021».

Settori quelli menzionati poc’anzi che in Ticino danno lavoro a un numero rilevante di frontalieri. Da segnalare infine che nei rami senza Contratto Collettivo di Lavoro, la quota di dumping salariale tra i datori di lavoro svizzeri è rimasta stabile al 10%. Complessivamente, lo scorso anno, sono state aperte 1581 procedure di conciliazione a fronte di offerte di salari e condizioni di lavoro inferiori a quelle usuali. L’87% delle procedure con le imprese distaccanti si è concluso con successo.

E questo anche per mantenere, lavorativamente parlando, un canale aperto con la vicina Svizzera.

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