Sartoria per il teatro
La storia di Nohan,
eccellenza entrata in crisi

A causa dell’emergenza sanitaria si è fermata l’attività a Como di Norma Gramazio e Angela Cherchi. «Non si vedono vie d’uscita»

Il blocco, da oltre un anno, del mondo dello spettacolo ha messo in crisi una complessa filiera che comprende anche le sartorie teatrali.

«Stiamo vivendo un momento difficilissimo di cui non si vede l’uscita, almeno a breve - dichiarano Norma Gramazio e Angela Cherchi, titolari di una piccola realtà nel Comasco - quando il Covid ha investito la nostra quotidianità, eravamo pronte con alcuni capi importanti da presentare ai nostri clienti, personaggi del mondo dello showbiz e signore che desiderano avere mises scenografiche da indossare per un matrimonio o un galà».

Annullati dall’emergenza sanitaria spettacoli ed eventi nuziali, la collezione sono rimaste sui manichini.

«Tutti gli atelier, chi più chi meno, sono stati penalizzati - sottolineano le due creative - la vita sociale è fondamentale per tutti noi, crea un indotto che dà lavoro a milioni di persone, anche se il laboratorio è aperto e continuiamo a creare cose nuove per prepararci alla ripartenza è come se la nostra attività fosse chiusa» .

Il rischio di questa prolungata fase critica è quello di perdere storie speciali come questa, legate ad un artigianato unico. Norma e Angela ragionano con un’unica mente, pur vantando origini e competenze diverse.

La prima, di famiglia pugliese trapiantata a Milano, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera. Sogno fin da bambina: diventare scenografa. Professione che ha svolto, dopo il diploma, in teatro e tv private. In parallelo, c’ era anche la passione per la gioielleria e l’haute couture, da cui sono scaturite altre consulenze. A un certo punto, un importante concorso per giovani stilisti le spalanca le porte di una prestigiosa casa parigina. Ma il destino ha in serbo altro: l’amore e il trasferimento nella nostra città. Angela, sarda, lascia invece la sua terra giovanissima per andare a lavorare in una fabbrica di abiti da uomo, nella Svizzera interna. Ci rimane parecchio tempo, imparando tutti i segreti del mestiere.

Quando torna in Italia, apre con altre persone un negozio di pronto moda a Como. Quindi il salto di qualità: la crescente richiesta di capi fatti apposta la incoraggia a mettersi in proprio. Quando le loro vite si incrociano, quasi per mano di un esperto sceneggiatore, inizia un nuovo capitolo, racchiuso nel brand “Nohan”.

Un sinonimo di eccellenza formato dalle iniziali dei due nomi legate da una h, al posto della solita e commerciale (&). Vicino, come uno stemma, c’è un piccolo Jolly, uno scarabocchio tirato fuori dal cassetto. «È la perfetta rappresentazione dell’intreccio tra reale e immaginazione, e il suo sorriso il mistero di un’idea che si realizza» spiega la coppia, aggiungendo. «Il nostro non è un marchio, ma un’i- dentità, la potente simbiosi di diverse esperienze artistiche e professionali. Una potente sinergia capace di realizzare modelli unici, non replicabili».

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