Tassa di collegamento
«Presenterò il conto
ai miei 130 dipendenti»

L’imprenditore ticinese e consigliere nazionale del Ppd, Fabio Regazzi: «Contrario alla norma, ma ora paghi chi usa l’auto per venire al lavoro»

«Ribadisco quanto affermato nel pieno del dibattito sull’applicazione della tassa di collegamento, cui ora il Gran Consiglio ha dato il via libera a partire dal 1° gennaio 2025. Personalmente, come imprenditore, la ribalterò “uno a uno” sui miei dipendenti. Se si vuole ottenere l’effetto di diminuire il traffico - effetto che comunque difficilmente si otterrà, come è stato ripetutamente dichiarato da chi sosteneva la tassa di collegamento - allora questo balzello non può essere versato dal datore di lavoro, bensì da chi l’auto la utilizza quotidianamente per recarsi in azienda». La lunga e schietta chiacchierata con Fabio Regazzi - imprenditore ticinese il cui campo d’azione è connesso all’edilizia (130 dipendenti, il 40% dei quali frontalieri), da dieci anni consigliere nazionale in quota Ppd nonché presidente dell’Usam, l’organizzazione mantello delle piccole e medie imprese svizzere, espressione diretta di 230 associazioni di categoria e 500 mila piccole e medie imprese - inizia da qui.

Il Gran consiglio ticinese ha rotto gli indugi, approvando la tassa di collegamento indirizzata ai grandi generatori di traffico (vale a dire alle attività con più di 50 posti auto). Alla fine ha prevalso la “ragione di Stato”?

Ero e resto fortemente contrario a questo provvedimento, contro la cui applicazione mi sono espresso da subito con grande determinazione. A monte c’era però un voto popolare (del 5 giugno 2016) cui bisognava dare applicazione. Il Covid ha mutato un po’ tutte le dinamiche in essere, ma certo voto popolare e ricorsi al Tribunale federale - che hanno confermato la bontà della legge - hanno inevitabilmente condizionato il Gran Consiglio.

I deputati ticinesi avrebbero comunque potuto abrogare la legge. È corretto?

C’era un’iniziativa dell’Udc che andava in questa direzione. Il Gran Consiglio non se l’è sentita però di compiere questo passo. È evidente che da parte mia c’è una certa delusione. Per contro, posso però comprendere che voto popolare e ricorsi hanno contribuito a far pendere l’ago della bilancia verso l’applicazione del provvedimento. Si sarebbe comunque potuto osare di più. Lo ribadisco.

Dunque un balzello che ricadrà sulle aziende e, come ha anticipato al nostro giornale, sui lavoratori, per quanto concerne la sua realtà produttiva.

Si è equivocato molto su questo concetto. La motivazione che stava alla base di questa tassa era ridurre il traffico. E qui apro una parentesi. L’obiettivo più o meno dichiarato era quello di andare a colpire i frontalieri, anche se in realtà i due terzi di questa tassa saranno a carico dei residenti. Detto ciò, ribadisco quanto affermato. Come imprenditore ribalterò la tassa di collegamento “uno a uno” ai dipendenti. Non avrebbe senso che io come imprenditore mi assuma l’onere di questo balzello. Chi lascerebbe a casa l’auto senza avere una percezione diretta dell’introduzione di questa nuova tassa? Comunque aspetto al varco i sindacati. Nessuno venga a fare rimostranze. Loro stessi l’avevano sostenuta.

Si aspetta che altri imprenditori seguano il suo esempio?

Non è una decisione che un imprenditore prende a cuore leggero. Ma se vogliamo dare un senso a questa tassa non vedo altra modalità d’azione. A me dispiace, sia ben chiaro. E’ bene anche rimarcare che io non l’ho voluta, ma l’ho combattuta strenuamente, come già spiegato in tempi non sospetti anche al vostro giornale. Alla fine, come si suol dire, ce la siamo trovati tra “capo e collo”, imposta dalla politica. Visto che la decisione è questa, allora va applicata in toto come il legislatore l’aveva pensata. Tutto però è possibile da qui al 2025, a cominciare da un’iniziativa popolare. Vedo invece i tre anni di sperimentazione come la classica “foglia di fico”. Mi sembra una dichiarazione di facciata.

Quanto inciderà sulla sua azienda?

Sui lavoratori, ripeto. Ho fatto un calcolo veloce. Abbiamo circa 120 parcheggi, che a 80-85 franchi al mese (iva inclusa) per 12 mesi, danno una cifra superiore ai 110 mila franchi annui. È sicuramente un importo ragguardevole.

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